Non avrei mai pensato che questo posto sarebbe diventato negli anni così familiare per me e ora custode di strane emozioni, come quelle che mi hanno accompagnato ieri. In una giornata di sole che invitava all’allegria.
Sono uscito dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini di Catanzaro con un piccolo cerotto idrorepellente sul braccio e la consapevolezza di essere tra i primi in Italia (se non il primo) ad avere la fortuna di impiantare il terzo sensore Eversense consecutivo. Per ora sta cercando di prendere le misure ed ambientarsi nel mio corpo.
Tre giorni fa, dopo 97 giorni di onorato servizio, il secondo sensore mi ha salutato a modo suo.
Questa volta l’impianto è avvenuto senza la presenza del personale specializzato dell’azienda produttrice. Ormai i medici che mi seguono sono autonomi nell’espianto del vecchio sensore e nell’innesto del nuovo. Si segue un protocollo rigido e dettagliato. Come le altre volte, l’intervento è stato brevissimo e indolore. Dopo pochi minuti in sala, esco con una grande voglia di caffè e con un ricordo materiale di questa giornata: il sensore appena tolto che conserverò insieme al primo.
Per ora è ancora “muto”. Ma so che tra poco “parlerà” come gli altri e mi farà da guardiano, da custode, da corazza. Rendendomi la vita più tranquilla, tanto a movimentarla con altre cose ci penso da me.
Infatti stasera si festeggia. Voglio testare l’insulina Fiasp con una cena a base di pizza e birra!
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