Non di rado mi imbatto in discussioni riguardanti i sintomi dei vari stati glicemici…
Mi ritorna sempre a mente il 1990, seduto su un letto non mio dalle lenzuola bianche, alto alto da terra e quella classica testiera di tubolare cromato che se lo tocchi troppo con le tue manine appiccicose ti lascia impresso quell’odore di ferro grezzo che non va più via.
Una grande finestra di alluminio anodizzato, il tipico vetro ondulato con le maglie in ferro all’interno, fa filtrare la luce del mattino dove si intravede il tetto della città.
Chi l’ha mai vista la città, per me il mondo inizia e finisce dove c’è il trattore sotto il portico, le galline e le anitre, mio cugino che scavalca la staccionata per venire a giocare…
Una signora con i suoi ricci, la frangia super cotonata e quel disegno nella sua mano intrattengono ormai l’attenzione della camerata. Mi sventola sempre quel foglio con un bambino disegnato che si asciuga con un fazzoletto le goccioline di sudore nel viso, ha le formichine nei piedi e nelle gambe, tira il fiatone e attorno ci sono caramelle colorate e altre cose da mangiare. Saranno 20 minuti che parla con la mamma… ipo… ipo… ipo…
Uno dei primi vani tentativi di spiegare ad uno piccolo profano gnomo i sintomi dell’ipoglicemia a cavallo tra gli anni 80 e 90.
Magari oggi si usano i video, ci sono i social… magari c’è pure un simulatore, che ne so…
I sintomi di certo non sto qui ad elencarli, sicuramente uno che è nel “settore” da qualche anno, li conosce tutti a memoria, ma sono solo semplici parole scritte su un foglio bianco che possono indurti a immaginare cosa potresti provare in un determinato momento.
La sensazione è tua, la stai vivendo qui ed ora… non sono solo semplici goccioline o formichine.
Gli anni di esperienza e di confronti mi hanno portato a capire che sono soggettivi; chi avverte più una cosa e chi meno. Ogni corpo è unico, con una propria anima… con un proprio “diabete”.
… con una propria ipo.
Ipo… Ipo… Non tutte le ipo sono uguali poi.. Discesa in maniera dolce, discesa rapida da un buon valore, la picchiata di 300 punti in 20 minuti, discesa e rimbalzo… e altre che sicuramente mi sfuggono.
Oppure c’è lei, la più maledetta, quella che ti coglie di notte e se ne approfitta del tuo stato confusionale. Il mistico, la follia e la demenza si uniscono per dar vita a qualcosa di surreale…
Sicuramente tanti genitori pagherebbero per sapere cosa sta provando il loro figlio o figlia. Alcuni provano a chiedere una descrizione dei sintomi, ma sono un po restii a credere che si tratti solo di goccioline di sudore e formichine.
Spesso mi dicono quanto sono “fortunato” in questo caso ad essere T3 e T1 allo stesso momento. Almeno so cosa prova mio figlio in determinate condizioni. Le considerazioni sono del tutto soggettive.
Parlando per un attimo di quell’ipo che ti coglie di notte mentre dormi… potrei dire a te che leggi che si prova tachicardia, confusione mentale, formicolii, stanchezza…
Permettimi di rubarti qualche minuto, ti voglio per un attimo invitare dentro la mia anima e cercare di farti provare le mie sensazioni dell’ultimo serio episodio se me lo consenti.
Ti ricordo che questo è il mio diabete…
… spesso quando sei in cantiere con papà, ti dà come compito un lavoro importante, devi misurare uno spazio ben preciso; fai molta attenzione, se sbagli poi lo sai che cominciano i suoi sermoni sulla vita e sul lavoro.
E insomma dai, hai pure 20 anni, sei giovane e pensi allo scarico modificato e cerchioni che hai visto sull’Alfa ieri sera; alla notte che hai passato con la tua ragazza… e pensi che sia ora di tirare fuori dalla tasca sinistra dei jeans, quella schifosissima caramella “fondenti Per***na” costantemente calcificata che ti ricorda quella volta che tuo fratello ti ha fatto mangiare un pezzo di stucco per le fughe delle mattonelle.
Per sicurezza ne butti in bocca 2, e ovviamente su una è rimasto attaccato un pezzo di stagnola che sposti da un lato a l’altro con la lingua finché non hai finito di sbriciolare quella “ghiaia” che ti sei buttato tra i denti. Non c’è tempo per rimuovere la stagnola, hai le mani pure occupate.
Ti affretti ad uscire… corri al furgone, ti sei dimenticato di scaricare la livella laser che è nella porta scorrevole, dietro al…
… APRI GLI OCCHI!!!
Ti accorgi per pochissimo che stavi sognando, i bei tempi con papà. Sei nel buio, ti volti, vedi la sveglia segnare le 3:30 e resetti l’allarme del sensore senza neanche far caso a cosa segnava. La senti… quella sensazione di merda… la gola sembra seccarsi in modo sferico, provi un attimo a deglutire per vedere se passa, ma sai benissimo dove porta, ma tu ragioni con la mente di uno che ha dormito fino a 15 secondi fa e così ponderi il tuo logico pensiero: “tanto ho preso 2 caramelle ed un pezzo di stagnola, proviamo a vedere un attimo come va”.
Il tuo attimo si proietta per qualche strana sorte ai tempi bui della tua famiglia. Sei lì, sempre con papà che sta restaurando quella casa che aveva nonna. Lo aiuti nel suo lavoro, ma sai che da lì a poco comincerà il tuo conto alla rovescia… La sensazione che hai non tarda ad arrivare… ecco che cominci a sentire quella palla secca incastrata in gola e comincia a salirti quell’effetto piscina profonda. Metti una mano in tasca, e trovi appena sotto il cellulare quella caramella Gelée che ti era rimasta dalla volta scorsa nei pantaloni da cantiere. Riponi tutte le tue speranze su quell’ultima caramella, come una sorta di preghiera, anche se sai già in cuor tuo che è solo un palliativo che ti farà durare qualche quarto d’ora in più.
Stringi i denti, manca poco per finire il lavoro. Poi tornerai casa a fiondarti nella dispensa. Tieni duro, lo fai per papà; sai benissimo che si immerge nei suoi lavori di precisione, lo distolgono dal suo count down maledetto con la vita.
… APRI GLI OCCHI CRETINO!!!
Ti ritrovi nuovamente nel buio della tua stanza, ti volti e vedi che sono le 3:50.
Il tuo ragionamento notturno ti porta a pensare che hai mangiato le due caramelle più la Gelée… Ma appena ti rendi conto che razza di babbeo sei stato a credere ad un simile ragionamento sono già le 4:10.
Senti lo scricchiolio delle foglie secche dentro al cuscino.
Lo conosci fin troppo bene questo stadio. Il battito del tuo cuore sembra provenire da dentro il cuscino, assumendo il rumore del fogliame secco calpestato e sai che da lì a poco vieni avvolto da quella sensazione di nebbia fredda e umida che si deposita lentamente sopra quel tuo corpo steso ed incredulo.
Sei consapevole di cosa sta per accadere tra poco, ma ogni volta ti fai fregare perché sei affascinato e quasi abituato da quel demone che si presenta solo la notte nel buio della tua stanza quando dormi.
Eccolo, lo senti, comincia a prendersi gioco di te…
Le foglie secche dentro al cuscino se ne sono ormai volate altrove… ora il battito del tuo cuore lo senti dentro il materasso, o meglio, lo senti partire da dentro di te e rimbalzare dentro la molla del materasso. Sempre più forte. I contraccolpi sono talmente forti al punto di sentire l’acciaio armonico della molla snervarsi. Per un attimo, togli la testa dal cuscino e appoggi l’orecchio sul materasso, come a ricercare una verifica certa di quello che sta succedendo.
…ALZATIIIIII!!!!!!
Il sensore suona, ma nemmeno badi a lui. Non sarà certo un aggeggino tecnologico a darti la conferma di quello che sta succedendo. Sei troppo sicuro ormai; anni e anni hanno addestrato e preparato il tuo corpo.
Neanche sai come, ti ritrovi in piedi davanti la porta della tua buia camera. Il respiro del sonno della tua compagna ti penetra dentro la testa e ti fa impazzire.
Ti fai coraggio e sai che da lì in poi si può uscirne solo vincendo la battaglia. Non ti fai illusioni, afferri la maniglia, apri la porta ed esci dalla camera abbandonando su quel letto anni di razionalità e ragione.
Parti per il tuo viaggio. Il vento fortissimo ti investe le orecchie. Un rumore che ti fa imbestialire. Assordante. Per un attimo guardi fuori dalla finestra del corridoio in cerca di una conferma di quanto sta accadendo. Il vento investe solo te. Un rumore che ti ricorda il trasformatore dell’alta tensione per certi punti.
Attraversi il corridoio, scalzo, con la ghiaia sotto i piedi e l’erba alta che ti struscia sulle gambe. Nebbioso è il percorso, ti toccherà cercare gli interruttori a palponi. Quasi distingui a fatica casa tua.
Ne hai ancora di strada da fare. Papà ti accompagna fino a quando vieni investito, nel vento, dalle prime note di quella canzone. Quasi a prendersi gioco di te. The Crisis di Ennio Morricone.
Arrivi in cucina, con il fiatone che ti penetra nei timpani. Il tuo battito sembra andare a ritmo del respiro. Ti sembra quasi di poterlo controllare con i naso. Senti il tuo cuore che pompa tra le narici.
Trovi l’interruttore ed accendi…
… la tua cucina fa da sfondo ad una nebbia bianca di stelle, quasi da rimanere estasiato. Per un attimo ti fermi, vorresti accamparti lì e riposare, ma ne hai fatta di strada. Sarebbe stupido buttar via tutta quella fatica così.
…AVANTIII
Non mollerai mica adesso. Ti ricarichi il tuo pesante zaino in spalla, raccogli il tuo fucile e continui tra il vento, la ghiaia, l’erba, la musica, la nebbia, le stelle ed il battito nel fiatone.
Ti volti con rammarico e tristezza mentre cammini. Fissi quel punto, dove hai lasciato l’ultimo pezzo di umano che c’è in te. Piano piano cominci a sguainarti dal tuo corpo. Prima il piede destro, poi il sinistro. Le mani. Infine la testa. Stai rannicchiato dentro di te, come segno di separazione tra mente e corpo. Il tuo corpo procede in solitaria grazie agli anni di evoluzione ed addestramento. Sono impulsi e stimoli a governare. Le origini dell’uomo sono scritte dentro il tuo DNA.
Niente è più razionale, incapace di formulare qualsiasi pensiero logico, puoi solo assistere come spettatore ad uno degli spettacoli più assurdi.
Camminando tra questa nebbia di stelle e non solo, ti ritrovi davanti al frigorifero dove ti vedi arraffare cose come non ci fosse un domani. Ti trascini tra la porta frigo dimenticata aperta, porte della dispensa aperte a caso, cassetti tirati senza un perché. Porti senza una gran logica culinaria un po’ di cose sopra la tavola e ti abbandoni a peso morto sulla sedia. Non sapendo spiegarti come, spingi con le gambe la sedia che hai davanti a te, con la convinzione di far sedere tuo padre, il quale ti ha accompagnato per il tratto del corridoio alla cucina.
Hai marmellata e ti manca il cucchiaio;
hai Coca Cola e ti manca il bicchiere;
ti ritrovi tra le mani una forchetta ma non sai che uso farne… Tutto quello che serve è lì a meno di due metri da te che sembra sfotterti. Con le ultime forze che ti restano, carichi i 50kg del tuo zaino sulle spalle e ginocchia e cerchi di sollevarti facendo leva su qualsiasi cosa a disposizione. Oramai sei solo in grado di provare fatica e basta. Fai scivolare gambe e piedi quel minimo che basta ed il resto allunghi le braccia come a cercare di risparmiare maggior strada possibile.
Neanche sai come, ti ritrovi a mangiare, guidato da un istinto animale di sopravvivenza. Inzuppi biscotti nella marmellata, merendine nella Coca Cola… Non sei abilitato a fare la conta dei CHO. Non sei in grado di leggere. Nemmeno ti ricordi come si fa. Tra te e quello che ti metti in bocca c’è solo il rumore del vento, il battito assordante del tuo cuore più The Crisis.
Le mani ti tremano, i movimenti sono scoordinati, hai tutte le dita incollate di marmellata e briciole di biscotti.
In cuor tuo sai che sarebbe stato meglio chiedere aiuto alla tua compagna, ma ormai è troppo tardi. Il tuo corpo se la deve cavare da solo.
Mangi a ritmo del battito stordente del tuo cuore.
Appena raggiunta una parziale sazietà rientri a far parte della tua mente. Riprendi possesso del tuo corpo. Il tuo fisico comincia a ribellarsi per averlo fatto soffrire in una simile maniera. Ti si rivolta contro facendoti sudare come mai prima. Da subito le gocce di sudore cadono dalla fronte e dai capelli, subito dopo, gocce che cadono giù per la schiena, per il petto, poi braccia, inguine, piedi. Nulla viene escluso.
I tuoi vestiti completamente da buttare. Tu come minimo sei da doccia.
Poco dopo ti ritorna l’uso della parola e della ragione; capisci di aver mangiato a dismisura. Il vento se ne va via, la ghiaia pure. Il cuore ed il respiro riprendono la loro normale routine… Guardi quella sedia vuota davanti a te, quella canzone non suona più. Capisci che se ne è andata con tuo papà quella stessa notte in cui si è arreso alla lotta per la vita su quel letto freddo. A te rimane solo l’angoscia. Vestiti imbrattati di sudore e l’avvicinarsi dell’imminente iper da correggere fin da subito.
… doccia, qualche ora di sonno da recuperare e Buongiorno mondo! Si riparte per una nuova giornata. E goditela tutta fino alla fine.
Federico Antoniazzi
Ti è piaciuto questo articolo?Clicca qui per leggere altri bellissimi articoli della rubrica "Vivere il diabete"!
Vuoi raccontarci tu una storia? Spediscicela qui: info@deebee.it
![]() ![]() |
Vuoi parlare con le migliaia di amici che hanno già sperimentato le soluzioni proposte su DeeBee.it? Vuoi fare qualche domanda su un argomento specifico per conoscere le opinioni ed i suggerimenti di chi ci è già passato? Vuoi suggerire tu qualcosa dicendo la tua?
Non devi fare altro che iscriverti nel gruppo Nightscout Italia ed otterrai risposta ad ogni tua domanda! Nel nostro gruppo affrontiamo ogni tematica inerente il diabete (non solo tecnologia ma anche leggi, sport, alimentazione, accettazione, gestione quotidiana, L104, ecc., sia per adulti che per bambini).
Enjoy!
Molto toccante e realistico..
A volte tralasciamo lo stato emotivo considerando solo quello scientifico.. ma ciò che ci fa andare avanti nella vita è proprio la nostra anima e le nostre emozioni…
Tutto il rispetto e giù il cappello a chi ogni giorno convive e combatte con questa malattia..