Mi chiamo Franca e sono la mamma di un ragazzo di 16 che come tanti altri suoi coetanei sta passando le giornate chiuso in casa. A parte essere in apprensione come tanti altri, ho difficoltà a capire se per lui sia “suonato” qualche campanellino di emergenza in più visto la patologia. Apparentemente sembra molto tranquillo, ma vorrei un suo parere.
La ringrazio anticipatamente.
LA PSICOLOGA RISPONDE
Viviamo un periodo difficile, tutti ne parlano, un approfondimento in merito sarebbe ridondante. Molti di voi avranno visto almeno uno di quei video “interviste” a giovani che, in barba ai divieti, hanno continuato fino all’ultimo a fare aperitivi, brindisi, darsi abbracci, “alla faccia del Coronavirus” e ognuno di noi si è indignato almeno un po’ guardando l’arroganza sui loro volti e nei loro modi di fare. Credono di essere immuni, invincibili e immortali, una spanna sopra gli altri. Per quanto poco ci piaccia, questo è un fenomeno psicologico che contraddistingue gli adolescenti, chiamato “ottimismo irrealistico”. È come un errore di giudizio che produce una sottostima del rischio, è quello che fa pensare ai ragazzi “non mi metto il casco, tanto che vuoi che succeda?”, “una birra in più, che sarà mai?”, “perché non provare questa pillola? Lo fanno tutti perché io no?” La distorsione ottimistica diventa […] quasi necessaria per ridurre l’ansia associata a particolari conseguenze negative e per difendere la stima di sé (Malagoli Togliatti, 2004, 68).
Tutti gli adolescenti si comportano così? La condizione del diabete mischia le carte in tavola, come sempre oserei dire. Il giovane con diabete sa che non è immune e sa quali sono i rischi, perché li ha già sperimentati, li sperimenta forse da anni, con caroselli di iper e ipo. Il diabetico adolescente sa già che del diabete non ci si può fidare, neanche per andare a prendersi una birra, fare il bagno in mare aperto o mangiare quel pezzo in più di pizza.
Il diabete in alcuni casi può togliere sia l’ottimismo che l’irrealistico, lasciando uno stato di ansia e di costante “chi va là”. Il diabete ci insegna a controllare tutto e a controllare sempre, mentre l’adolescenza vorrebbe i giovani scatenati, spensierati, spericolati. Forse queste sensazioni non le avete mai sperimentate e vi fa paura solo l’idea, forse vi siete lasciati andare qualche volta, è andato tutto bene e avete avuto una tregua dalla paura oppure è andato tutto male e adesso il segnale di pericolo suona in continuazione, come un antifurto malandato. In ogni caso, a seconda della maturità individuale, il diabetico sa che deve stare attento.
Questo virus può fare paura anche ai più giovani, e le rassicurazioni che potrei elencare non cambieranno il fatto che c’è un pericolo. Oggi è un’emergenza globale, domani sarà un’emergenza personalizzata come il peso di una gravidanza, la paura di andare in ipoglicemia mentre si guida la macchina o trovarsi improvvisamente senza insulina e lontani da casa: l’imprevisto è dietro l’angolo.
Ci saranno elementi che non saranno sotto controllo, sembra banale, ma fa parte della vita. Quindi se non abbiamo controllo sul mondo esterno, cosa si può fare? Ricordarsi che avete sempre il controllo di voi stessi. Questa malattia toglie la spensieratezza, ma insegna il rigore, la disciplina, la perseveranza, la capacità di far fronte alle situazioni e queste sono tutte frecce al vostro arco. Non siete disarmati di fronte alle avversità, finché vi prenderete cura di voi, con tenerezza e costanza, accettando i successi come i fallimenti. Ricordatevi che non siete soli, altri come voi in questi momenti stanno controllando dei valori con la stessa ansia di tenerli sotto controllo. Sfruttate questo periodo per imparare cose di voi stessi, per ascoltare canzoni e leggere libri, guardate film, coltivate il vostro coraggio e stringete una tregua con la paura.
E a voi genitori in quarantena, durante l’adolescenza a volte i figli si trasformano in demoni senza nome, che sbattono le porte, disobbediscono e si tingono i capelli di colori improponibili. In questi giorni di convivenza strettissima lasciate loro lo spazio necessario, con la promessa di farvi trovare pronti quando usciranno dalla loro stanza. Non costringeteli, ma proponetevi di imparare qualcosa su di loro. Che musica ascoltano? Quali serie guardano? Lasciate uno spiraglio aperto per capire meglio chi sta diventando vostro figlio, abbandonando i preconcetti e facendovi stupire da un videogioco, una band, un bel film. Ma se nonostante gli sforzi è il silenzio che la fa da padrone, accettate anche quello. A volte è importante lasciare tempo e ascoltare anche quando non c’è niente da dire.
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