L’ipoglicemia è la più frequente complicanza acuta del diabete insulino-dipendente e si verifica quando il glucosio nel sangue è inferiore a 70 mg/dl. In caso di ipoglicemia grave, quando il soggetto non è in grado di assumere zuccheri in modo spontaneo e cosciente per via dell’accentuato stato soporoso, è indispensabile la somministrazione di glucagone.
Glucagone: cos’è e come si presenta?
Il glucagone è un ormone naturale che, come l’insulina, è prodotto nel pancreas ma che ha l’effetto opposto all’insulina, aumentando i livelli di glucosio nel sangue rapidamente. Nelle persone affette da diabete tipo 1 la naturale risposta dell’immissione di glucagone nel sangue è compromessa e può rendersi necessaria la somministrazione esterna. Attualmente la procedura è più complessa rispetto alle canoniche iniezioni di insulina, in quanto il kit in commercio si presenta con un contenitore di glucagone in polvere che dev’essere ricomposto con la fiala di soluzione sterile in dotazione: questo perché la formulazione già miscelata rischierebbe di essere troppo instabile e perdere efficacia nel tempo; in seguito, dovrà essere praticata un’iniezione intramuscolo.
Tuttavia diverse aziende stanno testando nuove tipologie di somministrazione. Vediamole insieme.
Glucagone intranasale, di Locemia
Locemia ha già completato la fase 3 degli studi clinici relativi al sue sistema di somministrazione intranasale (simile a uno spray nasale per raffreddore). Il dispositivo ha una singola dose ed è dotato di un pistoncino sul fondo che, se premuto, rilascia il glucagone in polvere nella narice. Lo studio ha dimostrato l’efficacia pari ad una iniezione di glucagone standard nel rialzo glicemico, anche se servono circa cinque minuti in più per avere l’effetto desiderato. E’ previsto il lancio nel mercato nel 2016/17.
Glucagone patch, di Zosano Pharma
Zosano Pharma ha annunciato qualche mese fa l’iscrizione per il trial di fase 2 inerente un innovativo sistema di erogazione del glucagone tramite un cerotto. I primi studi mostrano che tramite i microaghi inseriti nella patch, tramite cui avviene la somministrazione di glucagone, la glicemia si può alzare altrettanto velocemente che con somministrazione tramite iniezione (circa 5-10 minuti), ma con una semplicità decisamente maggiore. Il cerotto ha le dimensioni di una moneta. Questo studio è ancora nelle fasi iniziali della ricerca, quindi è ancora prematuro dimostrarne l’efficacia e la possibilità dell’azienda di portarlo nel mercato.
Glucagone Biodel
Biodel sta sviluppando un dispositivo semplice che richiede ancora la miscelazione di polvere con acqua , ma il tutto automatizzato dall’apertura della penna rendendo la procedura più semplice. La fase 3 dei test dovrebbero iniziare entro la fine dell’anno.
Glucagone Xeris: pronto e minidose
Tra le soluzioni in via di sviluppo, un studio che si distingue è senza dubbio quello portato avandi da Xeris sta progettando due dispositivi: una penna automatica contenente una singola dose di glucagone da 200 unità in formulazione pronta ed una versione mini progettata per consentire microdosi di glucagone. Questa seconda versione è stata pensata per l’autosomministrazione in caso di ipo moderate, in modo tale da non costringere un individuo ad assumere zuccheri per via orale ed evitare anche i rimbalzi glicemici dovuti a correzioni eccessive. I test clinici sono attualmente alla fase 2. Una caratteristica saliente relativa a questo prodotto è l’importanza nell’aver trovato un prodotto premiscelato stabile. Xeris sta sviluppando anche una versione per l’uso nel pancreas artificiale, utile nel controbilanciare l’erogazione di insulina.
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