Come faccio a spiegare il diabete a mio figlio? E’ la domanda che attanaglia i genitori dopo l’esordio e che spesso diventa un ulteriore peso da portare. Le molteplici variabili che entrano in gioco rendono il compito ancora più difficile per un genitore già provato. L’età del bambino, il suo carattere, l’ambiente in cui cresce, la scuola.
Abbiamo parlato con la Dott.ssa Manuela Zavattoni, psicologa dell’ambulatorio diabetologico pediatrico dell’ospedale Filippo Del Ponte di Varese. Ci siamo fatti spiegare quali possono essere per un genitore alcune strade da seguire per introdurre il proprio figlio alla conoscenza e successivamente alla consapevolezza della propria malattia cronica.
I SUGGERIMENTI DELLA PSICOLOGA
Esiste un metodo consigliato per affrontare l’argomento con i propri figli, per spiegare cosa comporta la malattia non solo in termini ‘meccanici’? Cosa dire e cosa ‘tralasciare’?
La comunicazione della diagnosi è un momento molto delicato perchè attraverso la definizione e la verbalizzazione di ciò che sta succedendo si concretizza una realtà che non si vuole, tanto meno per il nostro bambino. E allora come comunicare in modo efficace e col minor impatto possibile questa verità al nostro piccolo? Direi di concentrarci su alcune parole chiave: ruolo, verità, età. Partiamo col sottolineare l’importanza del ruolo del team di cura che al momento dell’esordio, ma anche a seguire, ha il compito di comunicare, istruire, supportare, chiarire, ecc ecc. La comunicazione della diagnosi è fondamentale che avvenga, anche per il nostro bambino o ragazzo, dai professionisti che diventeranno da quel momento in poi punto di riferimento. Questo a sottolineare la diversità di ruolo tra medici (cui riferirsi quando si hanno domande e cose da chiarire o per migliorare la propria gestione) e genitori (che accompagnano e sostengono a casa il lavoro dei professionisti del team di cura, ma soprattutto possono aiutare a dar voce alle emozioni e a cercare strategie efficaci). La comunicazione dei genitori al momento dell’esordio deve essere quindi: “io ci sono e insieme proveremo a capire come affrontare questa nuova realtà“.
Per un genitore è difficile accettare che il proprio figlio sia stato colpito da una malattia cronica per la quale non c’è ancora cura e ancor più difficile è il dirlo al figlio. Indorare la pillola può essere dannoso?
Proseguiamo quindi proprio con la parola verità: “indorare” la pillola non è una strada perseguibile per diverse ragioni. Non è utile dal punto di vista pratico dato che quel bambino diventerà un uomo, un uomo che fin da bambino deve avere le idee chiare su tutto per gestire la sua vita basandosi su informazioni che hanno un fondamento. Non è utile dal punto di vista relazionale: le mezze verità o addirittura delle bugie apparentemente innocenti spezzano, incrinano e mettono in discussione il legame di fiducia genitori-figli. Una buona linea da seguire potrebbe essere di spiegare ciò che è richiesto: a domanda si risponde, nè più nè meno.
Sicuramente molto cambia dall’età del bambino, a seconda delle diverse fasce di età un genitore in quale modo può approcciarsi?
Ultimo (anche se ce ne sarebbero molti altri) elemento da considerare è l’età del nostro bambino o ragazzo. Per i più piccoli potrebbe essere importante visualizzare il Diabete. Cosa non semplice in realtà, ma con la fantasia si può tutto. Ad esempio si può creare insieme un personaggio assecondando l’immaginazione del bambino e trovando spunto per esorcizzare delle paure o chiarire ciò che non è stato compreso. Ogni tanto si potrebbe riprendere in mano quel personaggio strano e capire se a quel punto il nostro bimbo se lo immagina diverso, cambierebbe qualche dettaglio (per esempio l’espressione del volto). Oltre ad essere un ottimo pretesto per parlare di Diabete, senza lasciarlo nell’ombra dell’implicito, si aiuta a evolvere alcuni pensieri associati a questa nuova condizione o a captare situazioni di disagio e sofferenza che necessitino di un intervento specialistico.
Diverso è se parliamo di adolescenti. L’esigenza più grande in questo caso è in genere quella di rendere compatibile la gestione del Diabete con la quotidianità di sempre. Certo “qualcosa” è cambiato e questo va riconosciuto, non negato. La negazione allontana dall’obiettivo finale! Mamma e papà potrebbero invece parlare insieme delle cose che cambieranno e delle cose che rimarranno invariate secondo il ragazzo. È un esercizio a volte doloroso, ma è fondamentale avviare un processo di “elaborazione del lutto”. Nostro figlio deve sapere che siamo consapevoli del suo dispiacere e che ne può parlare, ma anche che è possibile discutere insieme per trovare delle soluzioni adattive.
LIBRI E MULTIMEDIA
Esistono diversi libri illustrati che attraverso disegni e parole semplici spiegano cos’è il diabete. Ne abbiamo raccolti alcuni da scaricare e leggerli insieme al proprio bambino o da portare in ambito scolastico.
Per i bambini della scuola primaria, Sanofi ha ideato un videogame, Mission T1D, proprio per aiutare a conoscere il diabete di tipo 1 attraverso un supporto tecnologico divertente. Questa applicazione disponibile sia per Android che per iOS, unisce al gioco a più livelli, diversi video informativi creati a misura di bimbo.
Per gli amanti dei cartoni animati è disponibile una puntata dedicata al diabete, tratto dalla serie Caillou: Extra snacks di Emma.
Se sei in possesso di altri libri dedicati, mandali via email all’indirizzo info@deebee.it; sarà nostra cura aggiungerli in questa pagina.
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