All’inizio degli anni ’70 un team di ricercatori, dopo aver isolato una frazione emoglobinica di alcuni soggetti diabetici, si rese conto che la sua concentrazione nel sangue era più alta dei valori standard. Con questa scoperta i tre scienziati, L.A. Trivelli, H.M.Ranney e H.T.Lai, posero le basi per la ricerca che mise a disposizione degli medici diabetologi un efficace strumento: l’emoglobina glicata (HbA1c o, semplicemente, glicata).
Si dovettero però aspettare ben vent’anni prima che venisse accertata la correlazione tra questo valore e le complicanze microvascolari. Sempre negli anni ’90, l’emoglobina glicata divenne il metro principale per la valutazione del buon compenso glicemico.
Fu il dottor Ilr B. Hirsch, direttore del Centro di Cura del Diabete presso il Washington University Medical Center, a sottolineare nel 2005 come la semplice media glicemica (e dunque l’emoglobina glicata) non fosse un parametro sufficiente a confermare una buona gestione della malattia; era essenziale accostare all’HbA1c un altro parametro: la deviazione standard.
DEVIAZIONE STANDARD
Premessa: non ci addentreremo nei meandri delle definizioni matematiche, che lasciamo ai più curiosi, bensì cercheremo di capire a cosa serve. La deviazione standard (chiamata anche variabilità glicemica, o SD dall’inglese Standard Deviation), rappresenta la frequenza e l’ampiezza delle oscillazioni glicemiche intorno alla media. Da questa definizione si evince che a parità di emoglobina glicata possono corrispondere valori di SD molto diversi.
Esempio
Prendiamo due amici, Vanessa e Andrea, la cui media glicemica è di 150, ma:
A) Vanessa con una glicemia che nel tempo oscilla tra 140 a 160;
B) Andrea con una glicemia che nel tempo oscilla tra 50 a 250.
Se ci soffermiamo un attimo sulle considerazioni del dottor Hirsch, è in effetti intuibile che Vanessa, pur avendo i due amici la stessa media, presenti una compensazione molto migliore di Andrea. Oppure, utilizzando la SD, possiamo dire che:
Vanessa è meglio compensata perché ha una SD più bassa di Andrea.
In altre parole, pur avendo la medesima glicata, nel caso di Andrea non vi è un buon compenso poiché l’HbA1c è frutto di una media tra molte ipoglicemie e iperglicemie.
IL CALCOLO DELLA DEVIAZIONE STANDARD
A differenza della glicata che, pur essendo la cartina tornasole della media glicemica degli ultimi mesi (l’arco di vita di un globulo rosso è di 120 giorni), esprime un valore reale, la deviazione standard è invece il frutto di un’equazione matematica.
La variabilità glicemica viene calcolata con più affidabilità da chi possiede un sistema di monitoraggio continuo della glicemia, ma è possibile ottenere un valore indicativo anche per chi, sguarnito di CGM, utilizza il solo glucometro. Esistono allo scopo svariati calcolatori online; in aggiunta, esistono servizi orientati al diabete grazie a quali, previo scarico dei dati di sensore e/o glucometro, è possibile ottenere la deviazione standard: uno tra i più famosi e utilizzati è Diasend.
VALUTARE LA DEVIAZIONE STANDARD
Una volta ottenuta la deviazione standard, come facciamo a sapere se è accettabile o meno?
Sempre secondo il dottor Hirsch il compenso glicemico, per definirsi buon compenso, deve generare una deviazione standard pari al massimo ad un terzo della media glicemica.
BUON COMPENSO
SD <= [media glicemica] / 3
Nell’esempio di Vanessa e Andrea, la cui glicemia media era di 150 mg/dl, possiamo dire che Vanessa, la cui deviazione standard è minore o uguale a 50 mg/dl, è ben compensata.
Buona glicata a tutti!
Ma non solo.
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