Riceviamo e pubblichiamo il quesito posto dalla mamma di un bimba affetta da diabete mellito 1.
Buongiorno Dott.ssa Zavattoni,
le scrivo perché ieri la mia bimba di quasi 8 anni mi ha confessato che a scuola un suo compagno di classe la prende in giro per la sua malattia. La chiama “diabetica” ridendo oppure “signorina diabete”. Non son certa di come agire al meglio per far smettere questi episodi dolorosi per mia figlia. E’ il caso che parli con la mamma del bimbo (persona un po’ particolare e poco sensibile), che accenni il fatto alle maestre che credo siano all’oscuro e soprattutto come devo affrontare l’argomento con mia figlia? Purtroppo temo che questo sia il primo di altri casi che capiteranno lungo il suo percorso scolastico.
Grazie
LA PSICOLOGA RISPONDE
Buongiorno, ho letto con attenzione il vostro racconto e ritengo che sia necessario un intervento su due piani: sua figlia e le insegnanti. Questa occasione, seppur spiacevole e dolorosa, può essere utilizzata per generare un apprendimento, da conseravare in una sorta di “cassetta degli attrezzi” immaginaria ed eventualmente estratto in un futuro, se necessario. Dunque mi sento di dire che non determinerà necessariamente una fragilità ma, perchè no, una forza… tutto sta nella lettura che vogliamo darle. Il punto di partenza è pertanto il messaggio da trasmettere alla bambina, che potrebbe toccare i seguenti punti: può succedere di incontrare persone poco sensibili che per qualche ragione si prendono gioco degli altri; il commento, anche se detto sicuramente in tono di scherno, è tuttavia una realtà (quindi perchè non rispondere “è vero e allora? Non mi fai un dispetto se mi dici quello che sono. A te dà fastidio se ti dico che hai i capelli biondi?” – per ipotesi-); a casa si possono fare “le prove” di come comportarsi/cosa dire di fronte a quella situazione (è importante che la bambina abbia la convinzione di poter chiedere aiuto ed essere aiutata e al tempo stesso che non si senta impotente, ma che in parte sia lei stessa a trasformare una situazione problematica, non solo i grandi). Sarebbe inoltre opportuno allertare le insegnanti in modo che viglilino, senza troppa invadenza però, queste dinamiche e magari possano a loro volta dare delle comunicazioni funzionali (potrebbero avviare ad esempio un progetto sulle diversità che arricchiscono, in modo che siano connotate positivamente tutte le realtà individuali).
In bocca al lupo.
Dott.ssa Manuela Zavattoni
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Potrebbe essere l’occasione di concordare con gli insegnanti un momento educativo verso la classe sul T1. Protagonista la bambina, se lo desidera, che (con un po’ di supporto dall’insegnante se fosse una bimba un po’ timida) prenderebbe in mano la situazione spiegando ai compagni che cosa è il T1 e che cosa comporta vivere con questa condizione. Senza vittimismi ma in modo obiettivo e sereno. Per non ‘isolare’ la bimba T1 in questa esperienza, si possono prevedere momenti analoghi dove i compagni con altre condizioni (es. celiachia, allergie o altro) parlino anche loro alla classe delle rispettive situazioni.
Ci sono interessanti materiali sul sito Beyond Type 1 (in inglese, ma i materiali sono sintetici, facilmente traducibili, efficaci e spiritosi), in particolare una presentazione in Powerpoint concepita proprio per le classi di scuola elementare o media. L’insegnante di lingue potrà dare una mano.