Riceviamo e pubblichiamo la domanda di un papà, che si chiede se la visione remota delle glicemie potrebbe influire sulla sfera psicologica del proprio figlio affetto da diabete di tipo 1.
Gentile Dott.ssa,
sono il padre di un bambino di sei anni, da poco affetto da diabete mellito di tipo 1. Ci stiamo informando sui vari sistemi di controllo a distanza della glicemia (Nightscout o LibreLinkUp per intenderci), per poter rendere più serena la gestione durante l’orario scolastico. Con la diabetologa che ci segue abbiamo parlato sull’impatto che può avere in sistema simile sul bambino. Le chiedo se dal punto di vista psicologico, il monitoraggio a distanza potrebbe rendere più sereno e tranquillo mio figlio, sapendo che anche noi “vediamo” le sue glicemie o potrebbe provocare qualche altra possibile reazione? E fino a che età secondo Lei potrebbe risultare utile?
LA PSICOLOGA RISPONDE
Buongiorno,
la questione che pone ha caratteristiche molto variegate. La domanda che penso sia importante porsi è come il bambino interpreta questa nuova condizione di monitoraggio. È molto soggettivo: chi può viverla come una rassicurazione, chi come intrusione, chi come continuo pro-memoria della propria condizione di persona con diabete, chi come garanzia di una maggiore libertà.
Se volessimo tuttavia tracciare delle linee generali l’età è sicuramente una discriminante importante: più si tratta di bimbi piccoli più questo sistema di monitoraggio viene integrato con facilità nella propria realtà; durante la pubertà e l’adolescenza spesso (ma non è detto) può essere vissuto come fonte di stress e percepito come controllo costante da parte degli adulti di riferimento. Anche il tempo trascorso dall’esordio gioca un suo ruolo: l’inserimento di questo dispositivo precocemente ha molte volte un buon riscontro in termini di accettazione.
L’aspetto però che più conta riguarda, a mio giudizio, l’insieme delle comunicazioni che accompagnano l’uso che se ne fa di questa tipologia di monitoraggio. Deve diventare uno strumento finalizzato alla rassicurazione e al buon controllo, non fonte di ansia o strumento “investigativo”. I nostri bimbi vivono molte realtà attraverso le letture che noi genitori/educatori diamo a quelle realtà. In altre parole se la vivete bene voi avete già guadagnato un po’ di vantaggio! In bocca al lupo.
Dott.ssa Manuela Zavattoni
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