Signor D. Tu sei ancora qui, mentre sono dispersa nel dolore di quello che ho perduto, mi domando perché la mia vita va in pezzi ma tu continui ad essere qui, mi chiedo perché non ti perdo mai. E in questo momento, in cui i pensieri sono ancora così offuscati e confusi, sento il bisogno di scrivere, anche se credo di non essere neanche in grado di dare un senso a quello che scriverò, ma devo farlo, glielo devo, lo devo a lei. A lei che ti ha temuto, combattuto, odiato, perfino più di me. Lei che era il mio sensore quando i sensori non esistevano, lei che arrivava di notte con un bicchiere d’acqua e zucchero e una fetta di pane, quando una ipo non mi dava neanche la forza di chiamare “mamma”. E mi domandavo…”ma come avrà fatto a sentirmi?” Lei, che mi restava accanto notte e giorno, tutte le volte che tu, signor D. , mi facevi stare così male da finire in ospedale. Lei, che oltre alla tua presenza costante signor D. , ha dovuto sopportare che a soli 26 anni ti portassi pure via i miei occhi. Lo so, non sono stata una figlia facile, ma io ho sempre cercato di piacerti mamma, ho sempre cercato di essere alla tua altezza, ho sempre cercato solo e soltanto il tuo amore. Sono stata una stupida mamma, non ho mai capito che eri così dura con me per farmi diventare forte, come te. Grazie mamma, perché ti sei fidata di me, perché sono stata , l’ultima persona che hai cercato, hai pensato che fossi abbastanza forte da poterti sentire gridare il mio nome. Mamma, io ci sono venuta a salvarti, ma ho dovuto lasciarti andar via.
…Questa era la mia mamma T3!❤

Lo devo a lei, alla mia mamma
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