Riceviamo e pubblichiamo la domanda posta da A.F. sulla gestione e l’assimilazione delle proteine nella persona affetta da diabete di tipo 1.
Salve dott.ssa Maffoni,
sono diabetico di tipo 1 ed utilizzo il sensore FreeStyle Libre e Dexcom G4.
Utilizzo con successo la conta dei carboidrati e la mia domanda verte sulle differenze che noto nelle ore successive ad un pasto che contiene proteine. Grazie al sensore ho notato che le proteine animali mi “salgono” a circa 3 ore dal pasto e devo correggerle con un rapporto di 10:1 altrimenti la mia glicemia sale. Se il pasto contiene invece solo proteine vegetali, queste mi arrivano anche dopo 4 ore dal pasto e devo correggerle con un rapporto di 15:1. Se il mio pasto non contiene proteine o solo in minima parte (inferiori a 10 gr. per tutto il pasto ad esempio), non faccio alcun tipo di correzione e la glicemia rimane stabile.
Questa diversità di comportamento è dovuta al fatto che le proteine vegetali sono in effetti migliori rispetto a quelle animali oppure è legata alla loro composizione di amminoacidi ?
Per un diabetico di tipo 1 che (come nel mio caso senza alcun tipo di problemi al fegato e reni), volesse in particolar modo fare attività sportiva intensiva, che quantitativo in grammi di proteine/Kg di peso corporeo al giorno in totale è possibile ingerire?
Quando ero “normale”, ovvero prima dell’esordio, la mia dieta in fase di massa muscolare in palestra prevedeva anche 2 grammi di proteine (all’epoca pesavo 80 kg e ne ingerivo 160 grammi per i soli mesi di massa, circa 4). Adesso a causa del diabete ne peso 62 e voglio riprendere la massa muscolare persa.
Grazie per la sua disponibilità se vorrà rispondere ai miei dubbi e quesiti.
Cordialità,
A. F.
LA DIETISTA RISPONDE
Per il primo quesito, ossia la differenza tra proteine vegetali ed animali, una prima spiegazione risiede nel quantitativo di fibra associato agli alimenti che contengono proteine vegetali: la fibra, assente negli alimenti di origine animale, può rallentare l’assorbimento dei carboidrati e delle proteine del pasto, determinando così, l’effetto osservato da A., ovvero un aumento più moderato della glicemia ad almeno 4 ore dal pasto.
Un’altra spiegazione è legata alla digeribilità (termine tecnico per indicare la percentuale in cui gli aminoacidi di una proteina sono assorbiti nel tratto gastrointestinale): la digeribilità è più bassa negli alimenti di origine vegetale (soprattutto se non processati o minimamente processati), perché la presenza di cellule vegetali integre o di inibitori delle proteasi (gli enzimi che scindono le proteine in aminoacidi) può ostacolarne la digestione.
Le proteine sono, inoltre, trasformate per il 60% in carboidrati a 4-6 ore dal pasto; per questo motivo A. evidenzia la non necessità di correggere la glicemia se il pasto non contiene proteine (ricordiamo che, nel quotidiano, è, però, meglio assumere pasti completi, che contengano anche proteine).
Per ovviare a questa problematica, sono stati fatti dei tentativi di proporre il calcolo delle proteine assieme a quello dei carboidrati, ma, a oggi, esso non è ancora oggetto di raccomandazione per i pazienti con diabete per via della sua complessità e difficile applicabilità alla vita di tutti i giorni. Gli esperti si stanno interrogando su come sia possibile trasformare questa complessa pratica in semplici indicazioni adatte a tutti i pazienti.
Concludo la risposta al primo quesito ricordando che la differenza tra proteine animali e vegetali risiede nella composizione in aminoacidi: le proteine animali contengono tutti gli aminoacidi essenziali (che il nostro corpo non è in grado di produrre ma deve necessariamente introdurre dall’esterno), mentre quelle vegetali sono, in genere, carenti di almeno un aminoacido essenziale. Per questo motivo, le raccomandazioni suggeriscono di consumare più fonti nello stesso pasto di proteine vegetali, in modo da sopperire alla mancanza di aminoacidi essenziali, ad esempio pasta e fagioli, riso e piselli, polenta e lenticchie… (in termini tecnici si parla di “complementazione aminoacidica”).
Le attuali linee guida raccomandano per l’adulto (uomo e donna) un apporto giornaliero medio di 0,9 g/kg di proteine, fino ad un massimo di 1,1 g/kg, sottolineando che per coloro che praticano un’attività sportiva a livello “dilettantistico”, allenandosi 1-2 ore al giorno per 3-4 volte a settimana, è ampiamente sufficiente attenersi alle raccomandazioni della popolazione generale, senza particolari incrementi.
Nel caso di attività sportive esercitate con continuità (almeno 9-10 mesi all’anno), regolarità (5-7 giorni alla settimana, 2-3 ore per seduta) e buona intensità, si raccomanda un aumento dell’apporto proteico rispetto alla popolazione generale:
- nel caso di prestazioni aerobiche di durata superiore a 60 minuti, l’apporto deve essere pari a 1,2-1,4 g/kg al giorno;
- nel caso di prestazioni particolarmente intense e di durata superiore ai 90 minuti, il fabbisogno proteico è di poco maggiore, 1,2-1,7 g/kg al giorno, soprattutto nelle fasi di allenamento finalizzato all’incremento della forza.
Le linee guida riportano, inoltre: “Un apporto proteico pari a 1,6 g/kg/die (fino ad un massimo di 2 g/kg/die), ottenuto senza integratori o supplementi, è sufficiente a coprire le necessità proteiche degli atleti impegnati nelle specialità che richiedono grandi masse muscolari ed espressioni di forza. Questo deve essere associato ad un generoso apporto di carboidrati (55-60% dell’energia).
Le proteine di elevata qualità proteica (di origine animale) sono considerate più idonee a promuovere l’accrescimento della massa muscolare”.
Raccomando di rivolgersi ad esperti della nutrizione (dietisti, dietologi) prima di intraprendere qualsiasi modifica della propria alimentazione allo scopo di aumentare la massa muscolare tramite un’attività sportiva intensa.
Dott.ssa Claudia Maffoni
Bibliografia:
– LARN IV Revisione
– Kordonouri O, Hartmann R, Remus K, Bläsig S, Sadeghian E, Danne T, Benefit of supplementary fat plus protein counting as compared with conventional carbohydrate counting for insulin bolus calculation in children with pump therapy
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