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Microinfusore Tandem t:slim X2 con Control-IQ (video)

Conosciamo meglio il dispositivo di casa Tandem con Paolo Toni – primo utilizzatore in Italia -, che ci racconta la sua esperienza positiva, gli aspetti da non tralasciare e “i trucchi e le dritte” utili per un utilizzo corretto e performante di questa pompa d’insulina così innovativa, abbinata al sensore glicemico Dexcom G6.

Qui trovate il manuale completo in italiano.

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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Vuoi parlare con le migliaia di amici che hanno già sperimentato le soluzioni proposte su DeeBee.it? Vuoi fare qualche domanda su un argomento specifico per conoscere le opinioni ed i suggerimenti di chi ci è già passato? Vuoi suggerire tu qualcosa dicendo la tua?
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Open source e diabete. «Il mio voto? Cinque…», dott. Giulio Maltoni

Continuiamo a parlare di sistemi open, con un occhio di riguardo ai software di Pancreas Artificiale non autorizzati ufficialmente dalla comunità scientifica. A seguito della bocciatura sonora dei sistemi open source da parte della prof.ssa Ivana Rabbone, vicepresidente SIEDP, e dell’acclamazione a pieni polmoni (e voti) di chi lo usa quotidianamente su se stessa, oggi vi proponiamo l’intervista al Dott. Giulio Maltoni, pediatra diabetologo del Policlinico Sant’Orsola di Bologna.

Le soluzioni proposte dalla community del diabete, quindi arrivate “dal basso” e non ufficiali (chiamiamole soluzioni fai-da-te) tentano di risolvere spesso problemi laddove le soluzioni offerte dai canali ufficiali sono invece lacunose. Basti pensare alla visione a distanza della glicemia: nata nel 2014 con il sistema Nightscout, è stata lanciata ufficialmente da Dexcom, con il sensore G5, ben 3 anni dopo. Diventando parte integrante, spesso irrinunciabile della gestione anche da parte dei medici.

Pur tuttavia, è di poco tempo fa il comunicato FDA (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici) che mette in guardia i pazienti dall’utilizzo di soluzioni non ufficiali di qualsiasi genere.

Lei si ricorda come ha accolto e cosa ha pensato inizialmente di Nightscout? L’ha consigliato o sconsigliato ai genitori del suo centro? All’inizio, come Lei ben saprà, queste soluzioni, anche le migliori, hanno avuto vita dura e molte difficoltà di diffusione…

Quando è uscita la notizia sul sistema Nightscout (monitoraggio della glicemia da remoto), ho sinceramente pensato che fosse una gran bella idea e mi sono sentito di parlarne (avendo comunque un costo aggiuntivo per la famiglia, abbiamo semplicemente reso consapevoli di questa possibilità, senza spingere all’acquisto) soprattutto con le famiglie per cui sembrava essere più adatto, quindi per bambini piccoli, con marcata variabilità glicemica, che passavano molto tempo fuori casa (asilo, scuola), ecc…

Dopo la visione a distanza delle glicemie, la community non si è fermata. Forse perché ha libertà di movimento e persone molto motivate (una mamma T3 esperta di informatica o elettronica, ovviamente ha una spinta maggiore di un qualsiasi ingegnere di una qualsiasi casa farmaceutica)…

Aggiungo però che per un qualsiasi ingegnere di una qualsiasi casa farmaceutica, la messa in commercio di un dispositivo medico passa sotto mille passaggi (burocratici e non) e procedure che vogliono saggiarne l’efficacia e la sicurezza. Ad esempio, gli studi sul pancreas artificiale del gruppo di Cambridge (Dott. R. Hovorka), sponsorizzati da JDRF, sottoposti ogni volta al comitato etico locale con tempi tecnici non da sottovalutare, sono partiti con la valutazione di una notte, poi di più notti, poi di notti dopo esercizio fisico, con pasti a diverso apporto e qualità di CHO, studi che hanno simulato una cattiva gestione (senza inserire i carboidrati o inserendo un valore non corretto), studi fuori dal setting ospedaliero, ecc…

Tra i sistemi non ufficiali, ve ne sono alcuni ancora oggi definibili pionieristici. Ci sono quelli che permettono la sostituzione del telecomando con lo smartphone, quelli che somministrano l’insulina a distanza, per arrivare al “Closed Loop” open source (o “Pancreas Artificiale”).

Andiamo per gradi e facciamo un primo esempio: alcune app consentono di usare lo smartphone per pilotare microinfusori, come Accu-Chek, Dana, Omnipod, ecc. in modo più fluido e veloce, sostituendo di fatto il telecomando in dotazione. Che ne pensa?

Ogni volta che viene presentato un nuovo microinfusore, anche noi operatori chiediamo se potrà essere gestito dal cellulare (sembra l’evoluzione naturale, avendo già la possibilità di visualizzare le glicemie e di ricevere gli allarmi ipo ed iper…).
Ci viene spiegato che il limite a questo è, almeno per l’Europa, una legge che non consente di poter utilizzare un dispositivo usato come smartphone anche come telecomando per un dispositivo medico.

L’app AndroidAPS permette di comandare il microinfusore anche da lontano: somministrazione del bolo e modifica della basale si possono comandare via SMS e vanno a sostituire di fatto “la telefonata e la mano” dell’insegnante a scuola o dei nonni. Come ritiene questa pratica?

Pensando alla gestione del bambino con diabete a scuola, che richiede di fatto l’impegno e la collaborazione di un gruppo numeroso di persone, la possibilità che sia il genitore, con comodo, che possa gestire da casa il bolo, sembra risolvere gran parte dei problemi. La vedo come opzione valida soprattutto per i bambini piccoli, che frequentano l’asilo.
Qualche perplessità: servirebbe comunque una telefonata di conferma dell’arrivo e orario del pasto; la maestra/infermiere che somministrano l’insulina a scuola conoscono il bambino e le sue abitudini; la gestione del pasto a scuola è un momento importante del percorso verso l’autonomia del bambino ed in alcuni casi anche per la condivisione con i compagni, Inoltre, alcuni genitori ci riportano che il momento in cui il bambino è a scuola e loro al lavoro è forse l’unica parte della giornata in cui pensano meno alla gestione del diabete e, se c’è una buona collaborazione con le insegnati ed un clima di fiducia reciproca, riescono a “delegare” questa responsabilità per qualche ora.

Visto l’argomento, è inevitabile non passare a un gradino più alto: ai sistemi definiti “Closed Loop” open source (o, per gli amici, “Pancreas Artificiali”) che promettono di gestire autonomamente la glicemia del paziente diabetico. Loop e AndroidAPS, nello specifico, modulano il rilascio di insulina sulla base di andamento glicemico, IOB, attività fisica e carboidrati ingeriti. Tutto non ufficiale, quindi a rischio e pericolo del paziente. Ma è una realtà, sempre più allargata e numerosa, e la controparte “ufficiale” (diabetologi, case farmaceutiche ecc ecc) non possono far finta che non ci sia. Perché in Italia non se ne parla, certamente con tutte le precauzioni e le attenzioni del caso?

Iniziamo dicendo che non mi piace molto la contrapposizione pazienti e diabetologi/case farmaceutiche. Il medico diabetologo deve agire con cautela e quello che fa viene fatto nell’interesse dei pazienti.
E’ un po’ come prescrivere un farmaco che non ha superato i numerosi passaggi per la messa in commercio. Chi assumerebbe o somministrerebbe ai propri figli un farmaco che non ha superato tutti i controlli di sicurezza ed efficacia? Il rischio maggiore è per i pazienti stessi. Nessun diabetologo teme di perdere il proprio lavoro (ci saranno comunque nuovi esordi) e in fin dei conti chi può vedere male un qualcosa che alleggerisca il proprio lavoro ed aumenti la salute e la soddisfazione dei propri pazienti?

Detto ciò, non si possono infatti negare i risultati ottenuti da quanti utilizzano i dispositivi Open Aps, e mi sembra che anche la comunità scientifica si sia aperta a questo. Non è così raro vedere in congressi nazionali ed internazionali comunicazioni riguardanti l’utilizzo di questi dispositivi.

Secondo lei è prematuro in generale, o soltanto pericoloso a livello medico (basti pensare all’allarme hacker lanciato tempo fa)?

Le perplessità che tutti sollevano nascono proprio dal fatto che i sistemi “fai da te” sono una forma di hackeraggio di dispositivi medici rilasciati in commercio per essere utilizzati in maniera diversa. Di questo bisogna essere consapevoli.

Perché in Italia non si parla del Pancreas Artificiale fai-da-te, certamente con tutte le precauzioni e le attenzioni del caso?

Forse perché proprio all’estero sono nati e hanno avuto una più rapida diffusione.
In Italia, la diabetologia pediatrica rappresenta un buon modello di cura e nei vari studi internazionali pubblicati, i nostri dati, in termini di glicata (seppur con i limiti di questo parametro) e di complicanze, sono sempre tra i migliori.

Abbiamo cercato testimonianze di chi usa felicemente e con grandi soddisfazioni il Closed Loop open, che riportiamo qui, e abbiamo visto curve glicemiche da fare invidia. Lei cosa ne pensa, dopo aver letto le parole di genitori e pazienti?

Rispetto ai sistemi Closed Loop Fai-Da-Te penso che, dal punto di vista di efficacia, tali sistemi sembrano migliorare i principali parametri considerati indicativi di compenso glicemico, come il time in range. Tuttavia, ricordiamoci che le testimonianze di chi utilizza tali sistemi non sono assolutamente rappresentative, ma riflettono le esperienze dei pochi che sono riusciti a configurare ed utilizzare correttamente il sistema senza troppi problemi. L’utente medio, che noi conosciamo bene, ha spesso grosse difficoltà nel gestire anche le cose più semplici. Se genitori come lei sono capaci di creare app per analizzare i dati e spedirli a terzi, le posso assicurare che ce ne sono altrettanti che hanno difficoltà ad eseguire banali calcoli aritmetici.

In relazione ai sistemi Closed Loop fai-da-te che, ricordiamolo, comandano il microinfusore e infondono insulina automaticamente, secondo lei, questi possono essere usati:
A) Da chiunque
B) Con cautela, solo da pazienti adulti e illuminati
C) Con cautela, anche su minorenni, da genitori illuminati
D) Non dovrebbero essere mai usati, da nessuno
E) Altro (specificare)

Troppo pochi ancora i dati per poter capire il target migliore e la sicurezza dei dispositivi. La caratteristica di essere “fai da te” rende molto variabile la casistica dei “Pancreas Artificiali” e dall’altra parte taglia fuori una parte di pazienti/famiglie che non ha (o non sente di avere) le competenze tecnologiche per questi dispositivi.
Va inoltre considerato che viene meno tutta la parte di supporto e assistenza tecnica forniti dalle ditte (sostituzioni in garanza, ecc…).

Da zero (bocciate, assolutamente contrario) a dieci (promosse a pieni voti, assolutamente pro), quanto considera papabili tutte queste soluzioni open source applicate al diabete?

Direi 5, poiché a mancanza di dati su safety ed efficacia, seppur con testimonianze dirette di alcuni fruitori, non permette la piena promozione.

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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Vuoi parlare con le migliaia di amici che hanno già sperimentato le soluzioni proposte su DeeBee.it? Vuoi fare qualche domanda su un argomento specifico per conoscere le opinioni ed i suggerimenti di chi ci è già passato? Vuoi suggerire tu qualcosa dicendo la tua?
Non devi fare altro che iscriverti nel gruppo Nightscout Italia ed otterrai risposta ad ogni tua domanda! Nel nostro gruppo affrontiamo ogni tematica inerente il diabete (non solo tecnologia ma anche leggi, sport, alimentazione, accettazione, gestione quotidiana, L104, ecc., sia per adulti che per bambini).
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«Con Medtronic MiniMed 670G, alcuni giorni mi dimentico del diabete»

Abbiamo raccolto l'esperienza di Sergio, membro della community DeeBee e felice utilizzatore del primo Pancreas Artificiale in commercio.

Mi  chiamo Sergio, ho 37 anni e  sono diabetico tipo 1 da maggio 2003.

Sono in possesso del microinfusore Medtronic MiniMed 670G e del sensore Guardian 3. Vorrei presentare la mia esperienza, molto positiva, per chi stesse valutando di cambiare tipologia di microinfusore o iniziare questo percorso. Premetto che non ho provato nessun altro microinfusore prima di questo, ma non avrei alcun motivo per desiderarne uno diverso. Non mi soffermerò sugli aspetti tecnici (che potete trovare nei vari forum), ma sulla mia esperienza personale.

Dall’esordio nel mese di  maggio del 2003 a ottobre 2018 sono stato sempre in terapia multi-iniettiva[1] (insuline Humalog ai pasti e Lantus per le 24 ore). Ad eccezione dei primi giorni, con valori di glicemia, emoglobina glicata e chetoni alle stelle, la situazione si è ben presto stabilizzata e la mia emoglobina glicata è sempre stata inferiore a 7.0. Proprio per questa buona gestione non avevo mai valutato il microinfusore in quanto mi concentravo più sui risultati raggiunti che sul benessere che avrei potuto ottenere con questo cambiamento.

Il microinfusore MiniMed 670G

A marzo 2018 ho fatto il primo passo ed ho iniziato il monitoraggio glicemico con un sensore. Stupefatto di come un semplice sensore mi avesse migliorato la vita, decisi di provare il microinfusore, “micro” da ora in poi. Non avevo mai valutato il micro perché l’idea di avere “qualcosa” appiccicato addosso mi spaventava e soprattutto perché mi immaginavo un ago enorme e fastidioso inserito in pancia. Sembra incredibile ma nonostante circa 22.000 iniezioni e 30.000 misurazioni in 15 anni, ho ancora un po’ di fobia degli aghi… Incredibile quanto tempo ho gettato via per delle fobie ridicole!
Per quanto concerne la scelta del micro nel mio caso è stata una “non” scelta… Nella mia ASL propongono solo i microinfusori Medtronic e la fortuna volle che io ed altri 2 ragazzi fummo chiamati per provare, primi in Italia, il fantastico microinfusore Medtronic MiniMed 670G. Mi sono quindi ritrovato, nell’arco di 15 gg,  da non sapere cos’è e come funziona un microinfusore ad avere la “Ferrari” dei micro, ovvero quello più evoluto.

Ovviamente non si può pensare di mettere il micro senza una buona conoscenza della patologia e senza essere in grado di fare una conta dei carboidrati. Proprio per non scoraggiare nessuno in partenza, vi dico però di non aver fatto nessun corso in merito. Serve però tanta pazienza, consapevolezza e buona volontà. Dopo tanti anni di pesature di alimenti ora so esattamente quanti CHO [carboidrati, ndr] ci sono in un panino di medie dimensioni, in una mela, in una merendina e in un piatto di pasta. Da anni ho abolito pure la bilancia sulla tavola, anche perché, essendo in 4 in famiglia, mi capita spesso di dover riadattare le mie porzioni in base all’appetito dei miei figli. La bilancia mi ha sempre fatto sentire più malato di quello che in realtà sono ed ho sviluppato quindi una capacità di pesatura visiva degli alimenti. Questo mi è stato di grande aiuto anche per quando, spesso, devo mangiare fuori casa.

Una cosa importante da sapere è che il micro, quando devo avviare un bolo, mi chiederà sempre quanti carboidrati sto per mangiare e non quante unità dovrà iniettarmi, quindi la conta dei CHO è davvero fondamentale. Ma credo che sia fondamentale allo stesso modo anche se fossi in cura con la terapia multi-iniettiva o con un altro micro.

Ma perché sono convinto che il micro 670G sia migliore degli altri?

Con il  microinfusore 670G unito al sensore Guardian 3, c’è la possibilità di visualizzare i valori glicemici 24 ore su 24. In questo modo non devo aspettare i capogiri e i tremori per capire che sto andando in ipoglicemia e non devo aspettare il mal di testa per capire che sono in iperglicemia. Questo è di grande aiuto specie al lavoro dove molte volte le telefonate e le riunioni sono più lunghe del previsto e con un semplice colpo d’occhio posso anticipare gli eventi più nefasti. Senza tralasciare il fatto che la sera posso coricarmi sereno dato che il micro mi avviserà se sarà imminente un’ipoglicemia.
Con la terapia multi-iniettiva generalmente facevo almeno 4 prove capillari giornaliere, ovvero al risveglio, prima di pranzo, prima di cena e prima di coricarmi. Altre prove aggiuntive solo in caso di sensazioni di malessere, spesso dovute a reali valori fuori target. Con il micro le prove capillari sono diminuite, ne faccio 3 al giorno, ovvero al risveglio, prima di pranzo e prima o dopo cena.  La scelta è un po’ obbligata dalla scarsità di strisce reattive fornite ma, anche se ne avessi di scorta, non avrei bisogno di effettuare ulteriori verifiche.

Il sensore Guardian 3

L’unico vero scoglio è il sensore Guardian 3. Non si può amare a prima vista, inizialmente l’ho odiato pure io, ma ora, dopo averlo conosciuto si è dimostrato più discreto del primo periodo. Il sensore Guardian 3 va sostituito o resettato ogni 7 gg. Dopo l’applicazione sono necessarie circa 2 ore per iniziare a collaborare con il micro. In questa prima fase sarà richiesta una glicemia dopo circa 2 ore dall’avvio e una seconda glicemia circa 15 minuti dopo. Successivamente sarà richiesta una nuova glicemia dopo qualche ora. Da qui in poi, se il sensore è partito bene, chiederà le calibrazioni ogni 12 ore per 7 gg. Dopo i 7 gg il sensore va sostituito, oppure, se vediamo che è ancora affidabile, lo possiamo sfruttare per altri 7 gg, cosa che io faccio regolarmente. Per esperienza, se il sensore in avvio non accetta le calibrazioni, o continua a dare valori sballati, non conviene perdere tempo… Meglio sostituirlo subito. E se non volete passare la notte in balia del sensore, non sostituitelo mai la sera, altrimenti sarà impossibile farsi una bella riposata tra una richiesta di calibrazione e l’altra.


Le calibrazioni, specie quelle iniziali, vanno fatte possibilmente senza insulina attiva in corpo, in momenti di regolarità glicemica e non a ridosso dei pasti. Quindi quando è il momento giusto? Ancora non l’ho capito… Io di solito lo faccio di sabato a metà mattina quando sono a casa dal lavoro. Le calibrazioni andrebbero fatte con un valore ISIG stabile. L’ISIG è un valore che viene convertito in valore glicemico. Personalmente non guardo mai questo valore, anche perché se i valori sono sballati, il micro mi avviserà e non mi permetterà di calibrarlo.

Misurazioni capillari “extra”

Oltre alle calibrazioni, di tanto in tanto occorrerà eseguire delle misurazioni capillari extra. Queste glicemie sono richieste quando il sensore è in erogazione minima o massima per troppo tempo. Personalmente, se mi trovo in situazioni in cui non ho tempo di fare la prova capillare, “inganno” il sensore confermando la glicemia visualizzata. Ho effettuato infatti parecchie verifiche ed il valore è praticamente coincidente. Questa non è un pratica ufficiale e non è indicata nei manuali del produttore, però è utilizzata da tante persone.

Il sensore è sicuramente il tallone di Achille di questo sistema.  Ma perché questo sensore è così esigente? Semplice! Perché il 670G funziona in modalità automatica imitando in qualche modo la funzione di un vero pancreas. E’ questo il vero punto di forza del 670G che lo differenzia da tutti gli altri modelli in commercio.

I microboli

Ad eccezione di boli prandiali[2], che vanno calcolati e confermati, il 670G sostituisce la basale programmata con una basale personalizzata, variabile di giorno in giorno a seconda dei valori glicemici riscontrati. Il micro effettua dei micro boli ogni 5 minuti e li sospende quando i valori di glucosio tendono ad abbassarsi o ne aumenta la quantità quando i valori tendono ad alzarsi. Solo quando i valori saranno troppo fuori target sarà richiesta una verifica e sarà consigliato un bolo correttivo.  L’obiettivo prefissato dal micro è un valore glicemico di 120. Credo di non essermi ancora alzato una mattina con un valore diverso da questo. Se durante il giorno con i pasti, le attività, etc. i valori potranno comunque essere oscillanti, di notte e al mattino, nel mio caso, questo micro è davvero il top. Partire la mattina con un valore buono mi dà la carica per proseguire la giornata. In tutti gli anni di terapia multi-iniettiva il risveglio era sempre un incubo. Ipo notturne e valori alle stelle al mattino. Ma ormai è solo un lontano e brutto ricordo.

Un esempio di cosa visualizza il MiniMed 670G sul display

Ci sono giornate, specie nei primi giorni di utilizzo, dove si ha la sensazione di essere bionici. Richieste di glicemie, calibrazioni, allarmi sonori o vibranti, avvisi vari, valori della glicemia che sembrano prendere la direzione sbagliata…  Per un attimo mi sono chiesto se ne valeva la pena ma, dopo questo brevissimo periodo in cui il nostro compagno di vita inizia a studiarci e a capire i nostri comportamenti, la situazione diverrà ogni giorno sempre più stabile. In questa fase iniziale ho avuto parecchi incontri con la rappresentate Medtronic ed il diabetologo e questo mi è stato di grande aiuto. E’ molto importante, nei primi giorni, non intervenire ed accettare i valori che il sensore rileva. Proprio in base ai valori riscontrati il micro erogherà più o meno insulina in certe fasce orarie, sarà più o meno aggressivo in certi momenti della giornata. Nei primi giorno potrebbe sembrare troppo lento, ma bisogna pazientare.

Stile di vita migliore

Un altro motivo per cui non tornerei più indietro riguarda i numerosi viaggi di lavoro o svago. Devo portarmi appresso ancora mezza valigia di dispositivi, anzi, forse più di prima, ma la gestione dei pasti fuori casa non è più un problema. Che si tratti di un aeroporto, spiaggia, viaggio in nave, spuntino veloce, etc., sono riuscito a trovare un equilibrio che davvero prima potevo solo sognare. Con il mio fedelissimo 670G farsi un aperitivo, 2 birre o qualsiasi altra cosa è diventato davvero più facile. E il fatto di poterlo fare senza compromettere i risultati di un impegno costante mi fa vivere la patologia in modo più sereno.  Non vi nascondo che con le penne quando ero al ristorante mi vergognavo ad iniettarmi l’insulina in pubblico e quindi dovevo andare sempre alla toilette. A volte entrare in certe toilettes  prima del pasto ti fa passare davvero l’appetito!

Non essendo un grande sportivo, non ho testato a pieno la funzione target temporaneo. Questa funzione permette di elevare l’obiettivo da raggiungere da 120 a 150. Avviando il target temporaneo bisogna impostare un tempo, pari o superiore all’esercizio o attività che si sta svolgendo. Con una soglia così bassa, nei pochi casi in cui l’ho utilizzato, mi sono sempre dovuto imbottire di Glucosprint[3] in quanto con estrema facilità mi avvicinavo a valori di ipoglicemia.

In linea generale, avrete capito che a livello di miglioramento dello stile di vita questo micro mi ha davvero aiutato molto. Vi starete invece chiedendo come sono migliorati i valori… All’apertura della busta con i primi esami non stavo nella pelle, immaginavo già di vedere  per la prima volta nella mia vita da diabetico il campo “emoglobina glicata” senza l’asterisco… Invece no… Avevo 6.6 prima, 6.6 dopo qualche mese e 6.6 pure il mese scorso. Inizialmente questo dato mi ha un po’ scoraggiato, ma analizzando la situazione con il diabetologo questi dati sono stati rivalutati in maniera molto diversa. Il valore che avevo prima del micro era un valore un po’ falsato dal fatto che avevo mediamente un’ipo leggera o moderata ogni notte e un’iper piuttosto importante al risveglio.  Ora invece è il risultato di una glicemia molto più stabile.

Set d’infusione MiniMed Mio Advance

Un altro punto di forza di Medtronic è il set infusione MiniMed Mio Advance. Ho provato altri sistemi e questo, sia per la facilità di inserimento che per la resistenza della colla e della cannula, secondo me è imbattibile. Il cambio set va effettuato ogni 3 gg circa. Per comodità ne faccio durare uno 4 gg e uno 3 gg in modo da sostituirlo nei giorni che mi risultano più comodi. La durata del cambio set richiede comunque 2/3 minuti circa. Tra le zone di infusione che ho provato, l’addome e la parte alta dei glutei sono quelle che rispondono meglio[4]. In particolare inserisco il set sui glutei in estate in modo che quando sono al mare tutto resti nascosto sotto al costume, sia per la questione estetica, sia per non riscaldare troppo l’insulina.

Il sensore invece lo posiziono sempre sul gluteo o parte alta della gamba. Sul braccio infatti mi rileva valori sballati mentre la pancia la utilizzo principalmente per il set di infusione e quindi voglio evitare di stressare troppo la zona.

Conclusioni

Vi dico semplicemente che le ipoglicemie sono solo un ricordo. Le iperglicemie sono molto più rare e più brevi. Mi posso permettere uno sgarro in più senza condizionare la mia glicemia. Ci sono dei giorni che mi dimentico persino di essere diabetico. Mi auguro che tutti coloro che lo desiderano possano avere la possibilità di provare questo sistema. Se ha cambiato la vita a me penso che la possa cambiare anche ad altri.

Sergio Reghenzani

[1] Terapia multi-iniettiva indica l’utilizzo delle penne per insulina (e non il microinfusore).

[2] Il bolo prandiale è l’insulina che si fa prima dei pasti

[3] Fialette a base di glucosio, reperibili in farmacia

[4] “Rispondere meglio” significa che applicando il set d’infusione in determinate zone del corpo, a fronte di infusioni di insulina la curva glicemica ha reazioni più tangibili e in linea con la propria aspettativa.

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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Vuoi parlare con le migliaia di amici che hanno già sperimentato le soluzioni proposte su DeeBee.it? Vuoi fare qualche domanda su un argomento specifico per conoscere le opinioni ed i suggerimenti di chi ci è già passato? Vuoi suggerire tu qualcosa dicendo la tua?
Non devi fare altro che iscriverti nel gruppo Nightscout Italia ed otterrai risposta ad ogni tua domanda! Nel nostro gruppo affrontiamo ogni tematica inerente il diabete (non solo tecnologia ma anche leggi, sport, alimentazione, accettazione, gestione quotidiana, L104, ecc., sia per adulti che per bambini).
Enjoy!

Open source e diabete. «Da medico e papà T3? Cinque»

Continuiamo a parlare di sistemi open, con un occhio di riguardo ai software di Pancreas Artificiale non autorizzati ufficialmente dalla comunità scientifica. A seguito della bocciatura sonora dei sistemi open source da parte della prof.ssa Ivana Rabbone, vicepresidente SIEDP, e dell’acclamazione a pieni polmoni (e voti) di chi lo usa quotidianamente su se stessa, oggi vi proponiamo un punto di vista a metà strada: quello del dott. Alessandro Rapellino, medico normoglicemico e papà di un bimbo effetto da diabete (che in gergo possiamo definire papà T3).

Le soluzioni proposte dalla community del diabete, quindi arrivate “dal basso” e non ufficiali (chiamiamole soluzioni fai-da-te) tentano di risolvere spesso problemi laddove le soluzioni offerte dai canali ufficiali sono invece lacunose. Basti pensare alla visione a distanza della glicemia: nata nel 2014 con il sistema Nightscout, è stata lanciata ufficialmente da Dexcom, con il sensore G5, ben 3 anni dopo. Diventando parte integrante, spesso irrinunciabile, della gestione anche da parte dei medici.

D’altro canto, è di poche settimane fa il comunicato FDA (l’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti farmaceutici) che mette in guardia i pazienti dall’utilizzo di soluzioni non ufficiali di qualsiasi genere.

Dopo la visione a distanza delle glicemie, la community non si è fermata. Forse perché ha libertà di movimento e persone molto motivate (una mamma T3 esperta di informatica o elettronica, ovviamente ha una spinta maggiore di un qualsiasi ingegnere di una qualsiasi casa farmaceutica). Tra i sistemi non ufficiali, ve ne sono alcuni ancora oggi definibili pionieristici. Ci sono quelli che permettono la sostituzione del telecomando con lo smartphone, quelli che somministrano l’insulina a distanza, per arrivare al “Closed Loop” open source (o “Pancreas Artificiale”).

Andiamo per gradi e le faccio un primo esempio: alcune app (come AndroidAPS, o la – ormai deprecata – SightRemote per Roche Insight) consentono di usare lo smartphone per pilotare il microinfusore in modo più fluido e veloce, sostituendo di fatto il telecomando bluetooth in dotazione. Che ne pensa?

Non conosco precisamente il microinfusore in questione ma ho sentito parlare di diverse difficoltà incontrate dagli utenti con il telecomando bluetooth in dotazione. Immagino che con questa app si riescano ad evitare varie problematiche e quindi ritengo che se utilizzata in maniera corretta possa essere un’ottima soluzione per le persone che posseggono questo microinfusore o i loro caregiver se parliamo di bambini.

Parliamo di somministrazione dell’insulina a distanza, il cosiddetto “bolo remoto”. L’app AndroidAPS permette di comandare il microinfusore da lontano: somministrazione del bolo e modifica della basale si possono comandare via SMS e vanno a sostituire di fatto “la telefonata e la mano” dell’insegnante a scuola o dei nonni. Come ritiene questa pratica? Secondo lei è prematuro in generale, o soltanto pericoloso a livello medico (basti pensare all’allarme hacker lanciato tempo fa)?

Sinceramente ritengo questa pratica rischiosa per una semplice motivazione, tralasciando le possibili problematiche derivanti dall’uso improprio di sms remoti per eseguire boli o modificare le basali: anche se i genitori di un bambino che hanno questa possibilità sono coloro che conoscono perfettamente le dosi di insulina da somministrare, ritengo che il non avere il bambino presente possa essere un problema perché non si possono rendere conto di svariate situazioni quotidiane, come per esempio l’attività fisica svolta o che si svolgerà, lo scarso appetito prima di un pasto o nei bambini molto piccoli uno stato d’umore alterato. Questi fattori potrebbero portare ad un’errata valutazione della dose di insulina da somministrare con le conseguenze che tutti conosciamo.

Boli via SMS: la mamma comanda
il microinfusore con un SMS

Visto l’argomento, è inevitabile non passare a un gradino più alto: ai sistemi definiti “Closed Loop” open source (o, per gli amici, “Pancreas Artificiali”) che promettono di gestire autonomamente la glicemia del paziente diabetico. Loop e AndroidAPS, nello specifico, modulano il rilascio di insulina sulla base di andamento glicemico, IOB, attività fisica e carboidrati ingeriti. Tutto non ufficiale, quindi a rischio e pericolo del paziente. Ma è una realtà, sempre più allargata e numerosa, e la controparte “ufficiale” (diabetologi, case farmaceutiche, ecc. ecc.) non possono far finta che non ci sia.

Perché in Italia non si parla del Pancreas Artificiale fai-da-te, certamente con tutte le precauzioni e le attenzioni del caso?

Credo che la questione principale sia dovuta alla scarsa diffusione dei microinfusori sul suolo italico.
La maggior parte della popolazione che usa questo genere di device sono pazienti pediatrici e quindi maggiormente a rischio di problematiche relative alla safety con l’utilizzo di queste pratiche.
Inoltre i microinfusori che sono compatibili con questo genere di applicazione homebrew [fatte in casa, ndr.] sono vecchi microinfusori Medtronic che hanno una scarsa diffusione nel nostro Paese. Diverso il discorso di AndroidAPS che sfrutta Device DANA o, recentemente, anche Roche. Quest’ultima applicazione closed-loop, a quanto mi risulta, conta diversi utilizzatori nel nostro paese.

Abbiamo cercato testimonianze di chi usa felicemente e con grandi soddisfazioni il Closed Loop open, che riportiamo qui, e abbiamo visto curve glicemiche da fare invidia. Lei cosa ne pensa, dopo aver letto le parole di genitori e pazienti?

È proprio grazie a questa possibilità di hacking dei microinfusori se questo fenomeno si è sviluppato. Il primo pancreas artificiale Closed loop home made è nato proprio grazie alla decodifica del sistema di trasmissione di microinfusori Medtronic. Successivamente lo sviluppo della tecnologia bluetooth ha reso questo ancora più facile. I microinfusori Roche e Dana sfruttando tale protocollo non necessitano di hardware particolare per tale decodifica ed è una questione di conoscere i comandi e replicarli via software fatti in casa.

Lo smartwatch visualizza i carboidrati che occorre ingerire
oppure l’insulina da somministrare (ed effettua anche il bolo!)

Va anche sottolineato come alcune aziende (come appunto DANA) stiano spontaneamente aderendo a questo movimento per lo sviluppo di sistemi Closed Loop fornendo i comandi a distanza del microinfusore agli sviluppatori di tali software.
Tornando in tema sicurezza ritengo che attualmente, in considerazione della scarsa diffusione di questi sistemi non vi siano particolari problematiche, a meno che non si incontri qualche malintenzionato, ma lo ritengo in questo momento scarsamente probabile.

Lei cosa pensa di questi sistemi open, dopo aver letto le parole di genitori e pazienti entusiasti e dopo – soprattutto – la sua esperienza diretta?

Personalmente ritengo questi sistemi da un lato eccezionali per i risultati che permettono di ottenere. Il compenso glicemico diventa pressoché perfetto e l’attenzione alla patologia in determinati situazioni critiche (per esempio l’assunzione di determinati cibi difficili da gestire) si riduce di molto.

L’app AndroidAPS (a destra) comanda
in autonomia un microinfusore (a sinistra)

Dall’altra parte è assolutamente indispensabile partire da una base molto solida, con un compenso già ottimale. Alcuni di questi strumenti non possono essere utilizzati se non si ha già la situazione in mano altrimenti diventano delle vere e proprie armi. Ulteriormente necessitano di sensori perfettamente funzionanti e perfettamente calibrati. E infine quando si iniziano ad utilizzare questi strumenti si passano dei momenti di grande frustrazione perché purtroppo non basta premere il pulsante magico “closed-loop” perché tutto vada a posto, ma servono anche mesi di prove e tentativi.

In relazione ai sistemi Closed Loop fai-da-te che, ricordiamolo, comandano il microinfusore e infondono insulina automaticamente, secondo lei, questi possono essere usati:
A) Da chiunque
B) Con cautela, solo da pazienti adulti e illuminati
C) Con cautela, anche su minorenni, da genitori illuminati
D) Non dovrebbero essere mai usati, da nessuno
E) Altro (specificare)

Va detto che attualmente le aziende stanno facendo passi da gigante in questa direzione e stanno iniziando a proporre soluzioni analoghe commerciali che sono testate, sicure e altrettanto efficaci. Quindi credo che la risposta attualmente sia la D (i sistemi Closed Loop fai-da-te non dovrebbero essere mai usati da nessuno), mentre se mi fosse stato chiesto un paio di anni fa avrei detto C. Ad ogni modo ritengo che nel giro di 12-18 mesi tutti i Pazienti potranno utilizzare soluzioni di questo genere in piena sicurezza, tanto vale aspettare ancora questo tempo senza rischiare nulla.

Da zero (bocciate, assolutamente contrario) a dieci (promosse a pieni voti, assolutamente pro), quanto considera papabili tutte queste soluzioni open source applicate al diabete?

Come ho detto poco fa avrei detto 10 qualche tempo fa, adesso come adesso non impazzirei per invischiarmi in questo genere di soluzioni, quando a breve arriverà qualcosa di pronto, finito, scientifico e pienamente legale. Quindi mi fermo a metà scala: cinque!

Se vuoi confrontarti e parlare con chi già sperimenta il Pancreas Artificiale AndroidAPS, allora il gruppo AndroidAPS Italia fa per te. Ti aspettiamo!

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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Vuoi parlare con le migliaia di amici che hanno già sperimentato le soluzioni proposte su DeeBee.it? Vuoi fare qualche domanda su un argomento specifico per conoscere le opinioni ed i suggerimenti di chi ci è già passato? Vuoi suggerire tu qualcosa dicendo la tua?
Non devi fare altro che iscriverti nel gruppo Nightscout Italia ed otterrai risposta ad ogni tua domanda! Nel nostro gruppo affrontiamo ogni tematica inerente il diabete (non solo tecnologia ma anche leggi, sport, alimentazione, accettazione, gestione quotidiana, L104, ecc., sia per adulti che per bambini).
Enjoy!

Sistemi non ufficiali. Arriva la community italiana del Pancreas Artificiale fai-da-te: AndroidAPS

Lo dice la parola stessa: “fai-da-te”. Ossia, un sistema non approvato dalla medicina internazionale, bocciato da alcuni diabetologi di primo piano eppure osannato da chi lo utilizza.

Prima di proseguire nella lettura dell’articolo, ricordiamo al lettore di non utilizzare dispositivi o applicazioni se non espressamente indicate, mediante esplicito consenso, dal proprio diabetologo. DeeBee.it diffida dall’utilizzo privato di sistemi di erogazione automatici di insulina, quali il Pancreas Artificiale AndroidAPS, o di qualsivoglia pratica che possa mettere in pericolo la propria incolumità o cagionare danni alla persona.

L’avevamo fatto poco tempo fa durante l’intervista al Prof. Camillo Ricordi e successivamente con una finestra di approfondimento sul mondo dell’open source dedicato al diabete. Alle varie interviste di medici autorevoli, pazienti utilizzatori o attivisti e tecnici che operano in questo ambiente e si spendono per migliorare la vita della comunità, abbiamo pensato di affiancare una piazza “virtuale” italiana. Un luogo dove poter far confluire le informazioni offerte dai pionieri del diabete“, quelli che hanno lavorato per la creazione di un Pancreas Artificiale fai-da-te, le domande di chi è curioso di addentrarsi in questo mondo affascinante o le esperienze di quelli che questi sistemi li usano da più o meno tempo.

Oramai è un dato di fatto: queste applicazioni non ufficiali sono sempre più stabili, in costante sviluppo e miglioramento grazie a tanti programmatori (a cominciare dallo stesso Milos Kozak, creatore di AndroidAPS) e ai suggerimenti di chi le usa. Supportano sempre più sensori (Dexcom, Libre in CGM, Eversense, ecc.) e microinfusori (alcuni in modo stabile, altri in fase avanzata di integrazione (Insight, Combo, i vecchi Medtronic, Omnipod…).

Quindi, senza ulteriori indugi, siamo qui a presentare il nuovo gruppo di DeeBee “AndroidAPS Italia“, un gruppo diverso e all’avanguardia perché tratta le soluzioni proposte dalla community del diabete, quindi arrivate “dal basso” e non ufficiali. E spesso queste arrivano in anticipo rispetto alle soluzioni offerte dai canali ufficiali. Il primo membro in assoluto, che in qualche modo “battezza” il nuovo gruppo è proprio lui, Milos Kozak, quello che ha reso possibile tutto ciò.

Resta ovviamente da sottolineare quello che è cosa nota: seppur testati, questi sistemi restano dei “sorvegliati speciali” perché somministrano l’insulina in autonomia attraverso l’integrazione tra sensori e microinfusori.

Open source e sistemi non ufficiali, il parere del Prof. Camillo Ricordi durante l'intervista rilasciata per DeeBee Italia.

Geplaatst door DeeBee Italia – Associazione di Volontariato op Woensdag 14 augustus 2019

Se siete interessati all’argomento, vi aspettiamo nel nuovo gruppo di casa DeeBee!

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Open source e diabete. «Il mio voto? Semmai doveste chiedermelo di nuovo, darò 11…»

In casa DeeBee cerchiamo sempre di riportare le notizie relative ai nuovi progetti senza campanilismi, nel rispetto dei ruoli e offrendo spunti da varie prospettive. In quest’ottica, a seguito della bocciatura sonora dei sistemi open source da parte della prof.ssa Ivana Rabbone, vicepresidente SIEDP, nel secondo atto ospitiamo le opinioni di Elena Romito, un’utente italiana che, lo scopriremo insieme in questo articolo, utilizza un Pancreas Artificiale fai-da-te – quindi open source – con grande soddisfazione.

Elena Romito, classe 1991, T1 dal 1997. Laureata in scienze economiche. Al momento svolge attività di ricerca, come dottoranda, presso la scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il suo attuale lavoro consiste, principalmente, nell’identificazione del rapporto che intercorre tra innovazione medica e proprietà intellettuale. Conduce la sua indagine per mezzo di analisi empiriche, basate su diverse tecniche econometriche. È un’entusiasta utilizzatrice di AAPS.

Lei si ricorda come ha accolto e cosa ha pensato inizialmente di Nightscout? L’ha consigliato o sconsigliato ai genitori del suo centro? All’inizio, come Lei ben saprà, queste soluzioni, anche le migliori, hanno avuto vita dura e molte difficoltà di diffusione…

Non essendo un medico, faccio un po’ di fatica a rispondere a questa domanda. In generale, penso che Nightscout rappresenti una vera e propria rivoluzione nell’ambito del trattamento del diabete. Personalmente ho scoperto dell’esistenza di Nightscout non più di anno fa, alla veneranda età di 26 anni, e ricordo di aver pensato a mia mamma, agli stick nella stanzetta di servizio della mia scuola elementare e alle tantissime notti passate con lei nel “lettone” matrimoniale. E poi ho sorriso.

Parliamo di somministrazione dell’insulina a distanza, il cosiddetto “bolo remoto”. L’app AndroidAPS permette di comandare il microinfusore da lontano: somministrazione del bolo e modifica della basale si possono comandare via SMS e vanno a sostituire di fatto “la telefonata e la mano” dell’insegnante a scuola o dei nonni. Come ritiene questa pratica?

Ecco, l’app AndroidAPS (da ora in poi AAPS) la conosco bene invece. Ho studiato come è nata e come funziona, ho ascoltato i pareri di chi la utilizza da un po’, ho letto vari studi che sono stati condotti in merito e, visti gli esiti inequivocabilmente positivi, ho deciso di iniziare ad usarla.
In questa domanda mi si chiede di esprimere un parere su una specifica funzione incorporata in AAPS, cioè il controllo da remoto del microinfusore. Ok, la mia risposta conclusiva è che questa funzionalità è davvero in grado di migliorare la vita di tanti, tantissimi, T1 e T3. Però arriviamoci per gradi e proviamo a rispondere a qualche perplessità che potrebbe sorgere nei pensieri di chi, ancora una volta, questa app non l’ha studiata e non la conosce.
Innanzitutto: “Come funziona il controllo remoto?” Beh, più o meno le cose stanno così: il bambino deve avere con sé uno smartphone, che comunica sia con il sensore che con il microinfusore. A questo punto, il genitore, dopo aver osservato i valori glicemici può decidere di intervenire da casa, dal supermercato o dal posto lavorativo inviando un SMS che, per esempio, può interrompere la basale se si vede che i valori sono in discesa. Ora, le domande che uno che non conosce la funzione pump control di AAPS potrebbe fare sono sostanzialmente due:

  1. Cosa succederebbe se una persona qualunque decidesse di fare uno scherzo a mio figlio\a e, mandando un messaggio, per esempio, “sparasse” un bolo?
  2. Cosa succederebbe se il genitore o il nonno, magari anche per distrazione, sbagliasse a mandare il comando?

Ok, rispondiamo:

  1. A parte che se una persona, per scherzo, decidesse di iniettare insulina ad un bambino, non sarebbe una persona qualunque, ma un criminale malato di mente; a parte questo, dicevo, la prudenza non è mai troppa e, infatti, non sarebbe in alcun modo possibile che una persona non autorizzata controlli da remoto il microinfusore in questione. Infatti, il cellulare del bambino può essere accoppiato solo ad una serie molto limitata di contatti autorizzati a procedere con l’operazione.
  2. Per il genitore o per il nonno sarebbe estremamente difficile sbagliare e, se pure accadesse, sarebbe possibile correre immediatamente ai ripari dell’errore commesso: vi spiego perché. Affinché il sistema funzioni, il numero autorizzato deve mandare un messaggio codificato (e.g. per inviare il un bolo si scrive “Bolus 1”) e se lo si scrive anche solo leggermente diverso, il sistema non funziona (quindi se per esempio si scrive “bolus” utilizzando la minuscola, niente di fatto). E va bene, ammettiamo pure che il nonno, per sbaglio scriva il messaggio perfettamente codificato e faccia partire il comando. A questo punto il sistema chiede una conferma ulteriore per essere proprio sicuro sicuro sicuro che quello che farà è quello che il nonno vuole fare veramente e, quindi, invia automaticamente un SMS di risposta che ti dice che, se davvero vuoi fare un bolo, devi rispondere a quel messaggio con il codice (diverso di volta in volta) scritto nell’SMS. Ora, i codici sono del tipo “gtr” “tjk” “nzt” e devi scriverli esattamente come il sistema ti dice di scriverli. Non so a voi, ma a me sembra estremamente più probabile che il povero nonno commetta un errore nel dosare l’insulina quando utilizza una penna o quando imposta un bolo direttamente sul microinfusore, rispetto al caso in cui questo benedetto bolo è fatto da remoto.

Quindi, funzione control pump di AAPS per me è approvata a pieni voti!

Visto l’argomento, è inevitabile non passare a un gradino più alto: ai sistemi definiti “Closed Loop” open source (o, per gli amici, “Pancreas Artificiali”) che promettono di gestire autonomamente la glicemia del paziente diabetico. Loop e AndroidAPS, nello specifico, modulano il rilascio di insulina sulla base di andamento glicemico, IOB, attività fisica e carboidrati ingeriti. Tutto non ufficiale, quindi a rischio e pericolo del paziente. Ma è una realtà, sempre più allargata e numerosa, e la controparte “ufficiale” (diabetologi, case farmaceutiche, ecc. ecc.) non possono far finta che non ci sia.

Perché in Italia non si parla del Pancreas Artificiale fai-da-te, certamente con tutte le precauzioni e le attenzioni del caso?

Oh, finalmente siamo arrivati al punto più bello della storia! Io qui spenderei più di qualche riga per spiegare come funziona un sistema “closed loop” (tipo AAPS), ma rischierei davvero di diventare troppo prolissa e, forse, di andare fuori tema. Quindi, sorvolo sulle questioni tecniche (che però potete trovare qui) e passo a raccontarvi un po’ come la vedo io.

Partiamo dall’inizio: questi sistemi nascono da progetti Open Source che spesso vengono definiti come fai-da-te (Do It Yourself, in inglese). Bene, io credo che definirli sistemi fai-da-te sia necessario, ma parecchio riduttivo. Necessario perché essendo sistemi non ufficiali (i.e. non approvati dalla FDA) si deve far passare il concetto che se li utilizzi, è perché li hai creati tu, autonomamente, e dunque sei tu l’unico responsabile in caso di malfunzionamento. Riduttivo perché, non so a voi, ma a me il “fai-da-te” fa pensare per lo più a cose tipo il bricolage o, se applicato in ambito “medico”, a cose tipo la tisana della nonna per curare il raffreddore o il dentifricio per far sparire i brufoli (che tra l’altro funziona benissimo). Ecco, quando si parla di sistemi “closed loop” open source, la storia è totalmente diversa per una serie interminabile di motivi. Innanzitutto, l’algoritmo -che, per dirla in due parole, controlla l’erogazione della basale adattandola continuamente alle esigenze del paziente e facendo sì che i valori glicemici restino sempre intorno ad un target prestabilito- è stato sviluppato collettivamente da programmatori, ingegneri ed informatici molto informati sul diabete in quanto direttamente coinvolti. Ora, io voglio un sacco di bene a mia nonna, ma sono abbastanza certa che la sua tisana non sia il frutto di anni di lunga e faticosa ricerca. Poi, queste persone, questi esperti, hanno deciso di rendere il progetto open source e di continuare a migliorarlo negli anni, mese dopo mese, giorno dopo giorno dopo giorno. Sì, perché la regola aurea di questo processo innovativo (perché è di un processo innovativo che si tratta) è che ogni miglioramento completo viene condiviso e ogni miglioramento potenziale viene proposto, valutato, testato ed eventualmente condiviso. E così facendo, giusto per fare un esempio, si è arrivati al punto in cui, ad oggi, con la funzione SMB (Super micro Bolus) prevista da AAPS è possibile fare una stima solo approssimativa, non precisa, dei carboidrati che si assumono, comunicarla al sistema e lasciare che l’algoritmo, tramite una serie di micro boli, appunto, gestisca il tutto.

E sufficiente comunicare all’applicazione AndroidAPS una stima approssimativa dei carboidrati che si assumono e lasciare che l’algoritmo, tramite una serie di micro boli, gestisca il tutto.

È chiaro, a questo punto, che un sistema così fluido e dinamico, difficilmente può rientrare in uno schema rigido e strutturato come quello previsto dalle autorità di regolamentazione, la FDA, prima tra tutte. Quindi, va bene, il sistema non è ufficiale. A tal proposito, però, io mi sentirei di fare una precisazione: per ottenere l’autorizzazione si devono presentare i risultati di una serie di test statistici, detti randomizzati e controllati, alla FDA che poi deciderà se approvare o meno il nuovo prodotto, o la nuova tecnologia.
Ma cos’è, di fatto, un test randomizzato e controllato? Un test si dice controllato quando è condotto su un gruppo di soggetti molto simili tra di loro, in termini di caratteristiche osservabili e non. Poi, un test si dice randomizzato se all’interno di questo gruppo di persone si scelgono a caso (randomicamente, appunto) i soggetti a cui somministrare la nuova tecnologia. Quindi, coloro che sperimentano la tecnologia vengono detti trattati, gli altri costituiscono il gruppo di controllo. Alla fine del periodo del test si confrontano i risultati ottenuti dai due gruppi e si stabilisce l’eventuale efficacia dell’innovazione. La FDA, dunque, acconsentirà o rifiuterà l’approvazione sulla base di una evidenza “meramente” statistica. Questo è importante per proseguire con il discorso, perché, è bene chiarirlo subito, AAPS, non ha l’approvazione della FDA (perché, ripeto, la sua natura fluida non collima con la struttura rigida dell’autorità di regolamentazione), ma è inattaccabile dal punto di vista strettamente statistico, che poi è lo stesso criterio che usa la FDA per approvare. Infatti, se da un lato è vero che non sono stati fatti test randomizzati e controllati per valutare l’efficacia di AAPS, dall’altro esiste un’evidenza empirica robusta, supportata da dati ad alta frequenza e osservabili nel tempo, che ci fornisce una inequivocabile prova statistica dell’efficacia della tecnologia stessa. Ed esistono tanti studi scientifici che fanno esattamente questo: provare statisticamente che il sistema produce risultati significativi e positivi. Le tecniche utilizzate non sono quelle dei randomized control trial, ma, parola di econometrica, almeno altrettanto valide. Quindi, per concludere, ufficiale implica (o dovrebbe implicare, ma vabbè, lasciamo perdere che qui il discorso si farebbe troppo lungo) “statisticamente valido”, ma non ufficiale non implica “statisticamente non valido”. E per fortuna, nel caso di AAPS (a differenza del mio adorato dentifricio), abbiamo abbastanza evidenza scientifica per affermare il contrario!

Ok, mi sono persa in chiacchiere e nonostante le mie dichiarate buone intenzioni, mi sa che sono uscita un po’ fuori tema. Ora, rileggendo la domanda, mi accorgo che dopo cotanta prolissità non ho neanche risposto. Mi chiedevate, in sostanza, perché in Italia non si parla ancora di queste cose. Eh, bella domanda, ma io una risposta chiara in mente non ce l’ho e, credetemi, io me lo chiedo spesso quale sia il motivo per cui io sia costretta ad usare AAPS quasi clandestinamente, sperando che i rappresentati commerciali del mio microinfusore non se ne accorgano, mentre all’estero (non ovunque, eh) lo stesso microinfusore è espressamente dichiarato essere sottoposto a garanzia anche se utilizzato in loop. Io non lo so il perché questo accade, diciamo così.

Secondo lei è prematuro in generale, o soltanto pericoloso a livello medico (basti pensare all’allarme hacker lanciato tempo fa)?

E dai però, così non vale! Io ho cercato di evitare in tutti modi – perfino arrivando a parlare di noiosissimi modelli statistici – di lasciare intendere che, secondo me, uno dei motivi per cui in Italia non se ne parla è di natura economica. Ho fatto questo sforzo immane per non correre neanche il minimo rischio di essere additata come una complottista che vede nelle multinazionali Biotech il male assoluto (non è assolutamente questo quello che penso!!) e voi che fate? Mi chiedete di commentare l’atteggiamento di chi sconsiglia sistemi tipo AAPS perché potenzialmente soggetti a rischi di hackeraggio? Ok, la mia risposta è che la trovo un’argomentazione abbastanza fantasiosa e (questa sì) al limite del complottismo. E per capirlo basterebbe vedere come effettivamente avviene la condivisione del codice che permette di creare l’app. Allora, il codice è online ed è accessibile a tutti. In particolare, è su un repository di GitHub dove gli sviluppatori rilasciano le varie versioni (testate e controllate). Queste versioni non sono in alcun modo modificabili online se non dagli sviluppatori stessi. Diventano potenzialmente modificabili solo dopo essere state clonate su un computer e quindi eventuali modifiche sarebbero solo a titolo personale, senza interferire minimamente con la versione disponibile online. Ora, la cosa che, tecnicamente, potrebbe succedere è che qualcuno molto molto male intenzionato, decida di hackerare il telefono dove io ho salvato la mia personale versione di AAPS oppure il mio microinfusore (cosa che, tra l’altro non avrebbe nulla a che vedere con AAPS), ma il rischio di un attacco terroristico sui diabetici, onestamente, continuo a percepirlo come un rischio di gran lunga inferiore a quello molto più alto di ipoglicemia grave, che sarebbe esponenzialmente più elevato in assenza del sistema open source.

Abbiamo cercato testimonianze di chi usa felicemente e con grandi soddisfazioni il Closed Loop open, che riportiamo qui, e abbiamo visto curve glicemiche da fare invidia. Lei cosa ne pensa, dopo aver letto le parole di genitori e pazienti?

Beh, che posso dire: io è da circa due mesi che utilizzo AAPS in closed loop e non posso fare altro che aggiungermi al coro di chi grida a gran voce che è una cosa pazzesca. Ho letto le testimonianze che avete riportato e, vi giuro, se le avessi lette qualche mese fa, avrei pensato che fossero cariche di un’enfasi farlocca. Che sì, magari un sistema tipo AAPS poteva migliorare un po’ le cose, ma che ti permettesse di dormire tutta la notte? Che costituisse un cambiamento radicale nella gestione del diabete? No, a quello non ci avrei creduto. Poi l’ho provato e mi sono dovuta ricredere. Allora facciamo che ci provo anche io a dare una testimonianza, breve e concisa, che in poche parole possa far capire di che entità è stato per me il cambiamento legato all’introduzione di AAPS.

In che modo AAPS mi ha cambiato la vita

Ho il diabete da 22 dei miei 27 anni e, da sempre, correggo le ipoglicemie con la Coca-Cola. Ne ho sempre una bottiglia sul comodino, senza non riesco proprio a dormire. Beh, l’altro giorno il mio ragazzo prende la bottiglia (che era già aperta), si assicura che c’è abbastanza coca-cola dentro da poterne bere un sorso senza che io rimanga “scoperta”, fa un sorso e… e niente, corre a sputarla. Quando torna in camera mi chiede se avessi intenzione di ucciderlo e io, un po’ divertita e un po’ emozionata, gli dico che no, non stavo tramando nessun piano malefico, è solo che quella Coca-Cola mi sa che era andata a male. Era lì, aperta sul mio comodino da più di trenta giorni, non mi era mai servita e lei, giustamente, era scaduta. Non mi era mai successo di far scadere una Coca-Cola prima d’ora. Dopo l’incidente casalingo, ho comprato una nuova bottiglia ed ora è lì, sul comodino, ancora chiusa.

Secondo lei perché questi sistemi fai-da-te fioriscono soprattutto all’estero?

La risposta più intuitiva è che Dana Lewis (prima ideatrice di openAPS) e molti altri sviluppatori risiedono all’estero, però non è solo quello. Partiamo proprio da Dana Lewis, lei dichiara che tutto il suo progetto è nato dal bisogno di rendere il volume degli allarmi del Dexcom più alto perché, a quanto pare, dorme sonni molto profondi. Racconta di aver chiamato svariate volte il servizio clienti per provare a risolvere il problema, ma senza mai ottenere un esito positivo. A questo punto, ha semplicemente deciso di provare, lei stessa, ad apportare delle modifiche che le permettessero di alzare il volume. Nel giro di poco, poi, ha modificato anche il suo microinfusore (un vecchio Medtronic) fino ad arrivare al punto in cui è tornata a non sentire più gli allarmi di notte, solo che ora il problema non è più il volume, è che quegli allarmi non hanno più motivo di suonare! Ora, secondo me questa storia è abbastanza esplicativa e se, in parte, è sicuramente riconducibile alle innegabili capacità di Dana, d’altro canto, credo che anche il sistema sanitario di riferimento giochi un ruolo fondamentale. Noi, nonostante le storture del nostro SSN, siamo fortunati; basti pensare che in America c’è chi muore perché non può permettersi di comprare l’insulina e chi non ha mai messo piede in un reparto di diabetologia perché non ha abbastanza risorse da poter pagare una visita. Nel caso italiano, per fortuna, questo non succede. Il rovescio della medaglia è che diventiamo inevitabilmente meno flessibili. Sia ben chiaro: io non penso che, in termini assoluti, questo sia un male. Resto fermamente convinta che il parere, e in certi casi anche l’imposizione, di un medico competente sia fondamentale nella gestione del diabete così come di tante altre patologie. Quello che sto cercando di dire è che se si vive in un paese dove il sistema sanitario funziona così bene da rendere semplicemente inconcepibile che una persona possa spendere 5000 euro per autofinanziarsi un microinfusore, è inevitabile che la sola idea di modificare quel prodotto a rischio di romperlo diventa inaccettabile. Se, invece, vivi in un paese che ti costringe a comprare tutto, quel tutto lo percepisci come una cosa che puoi trattare come vuoi perché l’unica ricaduta in caso di malfunzionamento sarebbe sul tuo portafoglio. Quindi, in quest’ottica, il fatto che spesso questo genere di tecnologie nascano oltreconfine, non è per forza da ritenersi un male. Credo anche, però, che l’avere un sistema sanitario più dignitoso di quello che si ha in molte altre parti del mondo, non possa costituire un alibi per restare immobili. E questo, purtroppo, è quello che mi sembra stia avvenendo. In altre parole, noi oggi abbiamo un problema di accettazione e diffusione di un qualcosa che si è sviluppato secondo delle logiche che si rifiutano a priori, senza provare a comprenderle veramente.

In relazione ai sistemi Closed Loop fai-da-te che, ricordiamolo, comandano il microinfusore e infondono insulina automaticamente, secondo lei, questi possono essere usati:
A) Da chiunque
B) Con cautela, solo da pazienti adulti e illuminati
C) Con cautela, anche su minorenni, da genitori illuminati
D) Non dovrebbero essere mai usati, da nessuno
E) Altro (specificare)

La risposta istintiva che, a prima vista, pensavo di dare a questa domanda è “Con cautela, anche su minorenni, da genitori illuminati”. Poi, però, mi sono presa un attimo per rifletterci su e ho cambiato idea: ora la mia risposta è “Altro”. Allo status quo, ciò che rende queste tecnologie veramente criptiche è la parte della “procedura informatica” necessaria per creare l’apk dell’app che poi dovrà gestire il loop. In quest’ottica, dunque, sarebbe senza dubbio opportuno che il genitore o il paziente fossero almeno un po’ “tecnologicamente illuminati”. Una volta superato questo limite tecnico (e questo può avvenire, ad esempio, tramite l’aiuto di un amico un po’ più esperto) e, dunque, una volta creato l’apk dell’app, io credo che quest’ultima possa essere utilizzate da chiunque abbia la voglia e la pazienza di imparare a gestirla. So che potrebbe sembrare un’affermazione esagerata, ma pensate ad esempio al Medtronic 670G: è quello un prodotto che può essere utilizzato da tutti o no? Beh, in teoria la FDA lo approva per il trattamento del diabete, senza scendere nel dettaglio di quelle che dovrebbero essere le caratteristiche del singolo utilizzatore. Questo, però, non vuol dire che imparare a gestire un 670G è una cosa banale: bisogna dotarsi di una buona dose di pazienza per individuare i propri parametri (sensibilità insulinica, tempo di assorbimento dei carboidrati, ecc.), per stabilire un profilo basale giornaliero il più accurato possibile, per capire quali sono le circostanze che mandano in tilt il sistema e così via. Insomma, Medtronic 670G è un prodotto che deve essere studiato accuratamente affinché funzioni bene e, secondo me, lo stesso vale per i sistemi closed loop open source.

Da zero (bocciate, assolutamente contrario) a dieci (promosse a pieni voti, assolutamente pro), quanto considera papabili tutte queste soluzioni open source applicate al diabete?

Il mio voto è 10, ma senza lode. Sì, senza lode perché sono certa che nell’arco di poco tempo questi sistemi saranno ancora più efficaci e funzionali e, se io ora dessi anche la lode, poi come farei a rispondere alla stessa domanda tra qualche mese? Va beh, diciamo pure che le probabilità che mi farete la stessa domanda tra qualche mese sono molto basse, quasi nulle. E allora do anche la lode, e pure l’encomio. E poi vorrà dire che semmai doveste chiedermelo di nuovo, darò 11.

Nota di DeeBee. Abbiamo riportato le impressioni (non mediche) di chi utilizza un Pancreas Artificiale fai-da-te tutti i giorni 24 ore su 24. Sappiamo che la comunità scientifica ha pareri sovente di altro avviso e siamo aperti a ogni parere: aspettiamo in redazione la voce di altri medici o utilizzatori illuminati, presso il nostro indirizzo email info@deebee.it

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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Enjoy!

Il 2018 profuma di Pancreas Artificiale

Tutti i grandi protagonisti si stanno muovendo verso la creazione di un sistema Closed Loop (detto anche ad "ansa chiusa"), il primo vero passo tangibile verso la creazione del Pancreas Artificiale.

La via ormai è segnata e la direzione è soltanto una: demandare alla coppia sensore+microinfusore, sempre più rodata e affiatata, la gestione del valore glicemico mediante la somministrazione automatizzata di insulina. Ciò che fino a pochi anni fa era solo un sogno nell’immaginario collettivo, oggi fa capolino nel nostro panorama, grazie alla miniaturizzazione e all’ingegnerizzazione ma, soprattutto, agli algoritmi messi a punto dai matematici, supportati dagli studi clinici.

Pancreas Artificiale

Se ne parla sempre più spesso, ma per tanti il Pancreas Artificiale, (abbreviato come PA)  è ancora una coppia di parole che richiama alla mente dispositivi futuristici degni di Steve Austin, l’uomo bionico dell’avveniristica serie (o telefilm, per usare il termine un po’ impolverato degli anni ’80).

In realtà, il compito del Pancreas Artificiale è quello di regolare in autonomia il livello di zuccheri nel sangue: abbassandoli quando sono troppo alti, non facendoli scendere ancora se tendono al basso. A ben vedere, è esattamente ciò che un diabetico cerca di fare quotidianamente.

Come lavora il Pancreas Artificiale

In che modo il Pancreas Artificiale, può fare tutto ciò? Semplificando molto il PA si compone di:

  • Un sensore che legge la glicemia;
  • Un microinfusore che infonde insulina;
  • Un algoritmo che fa parlare tra loro sensore e microinfusore, e decide le unità di insulina sulla base dell’andamento glicemico.

Negli anni passati abbiamo visto arrivare sul mercato italiano sensori sempre più precisi e microinfusori sempre più performanti. Il 2018 sarà l’anno in cui vedremo finalmente in Italia, i primi sistemi Closed Loop che prenderanno autonomamente decisioni in merito alla quantità di insulina da somministrare.

I sistemi prossimi alla commercializzazione

Ecco un elenco di sistemi ad ansa chiusa che a breve faranno capolino. Una precisazione è d’obbligo: qui non stiamo prendendo in esame i sistemi fai da te, quali Loop e OpenAPS nati un paio d’anni fa e già utilizzati con successo da alcuni pionieri, ma che, se impostati in modo non ottimale, rappresentano un serio rischio per la salute.

Medtronic MiniMed 670G

Si tratta del successore di MiniMed 640G con sensore Enlite Sensor 2. Oltre ad interrompere la somministrazione di insulina basale in caso di ipoglicemia prevista, questo nuovo microinfusore intelligente automatizza  una parte dell’infusione di insulina.

Credits: Medtronic

È un sistema Hybrid Closed Loop che in modalità Auto Mode, modula il rilascio di insulina basale in modo che la glicemia rimanga in un range ottimale. Il bolo per il pasto dev’essere ancora calcolato ed effettuato manualmente.
Le glicemie sono rilevate dal nuovo sensore Guardian Sensor 3.
La commercializzazione è prevista per il primo trimestre del 2018.

Diabeloop

Diabeloop è il nome della società che ha dato vita all’algoritmo per il Pancreas Artificiale utilizzato da Cellnovo, microinfusore ibrido del quale abbiamo parlato l’anno scorso.
Le glicemie sono rilevate dal sensore Dexcom.

Credits: Michel Le Moine per LExpress

Lo studio pilota è previsto per il primo trimestre del 2018 e la commercializzazione entro  lo stesso anno.

Roche, Senseonics, TypeZero

Sistema che utilizza il nuovo sensore Eversense di Senseonics (di cui trovate qui il gruppo degli utenti italiani) in abbinamento al microinfusore Roche.
L’erogazione di insulina è affidata all’algoritmo TypeZero.
Ecco il nuovo sensore impiantabile, portato da Mario Migliarese (foto dal suo Blog).

Lo studio pilota è previsto per il 2018 con l’utilizzo del sensore Eversense® XL (fino a 180 giorni di durata).

Cellnovo, TypeZero

Sistema che utilizza il nuovo sensore Dexcom (non dichiarato ufficialmente) in abbinamento, nuovamente, al microinfusore Cellnovo.

Credits: Labiotech.eu

L’erogazione di insulina è affidata all’algoritmo TypeZero.
Lo studio pilota è previsto per il 2018.
Non sono stati forniti dettagli sullo studio pilota. Il lancio è previsto per il 2018.

E poi?

In studio ci sono anche altri sistemi, progettati da altrettante società, ognuno con i suoi pro e i suoi contro e che probabilmente saranno commercializzati nei prossimi anni:

  • Tandem, che lavorerà con Dexcom G6;
  • OmniPod DASH, con un sistema senza catetere e più compatto di Cellnovo;
  • Bigfoot Biomedical, che utilizzerà la prossima versione di FreeStyle Libre;
  • Lilly, che ha annunciato un accordo per integrare Dexcom CGM nel proprio sistema ibrido Connected Diabetes Ecosystem
  • Beta Bionics, Pancreas Artificiale biormonale (unico nel suo genere), in grado di secernere insulina, ma anche glucagone per far risalire la glicemia.

La rivoluzione è in atto ed è appena iniziata. Non parliamo ancora di sistemi a guida completamente automatica, bensì di ibridi. Difatti, non sono ancora in grado di gestire l’assunzione di cibo, l’attività fisica e simili. Ma sicuramente rappresentano un grande passo avanti verso ciò che possiamo definire come l’alleggerimento della gestione quotidiana del diabete. Nel 2018 sentiremo il profumo del Pancreas Artificiale. Quando potremo assaggiarne uno? Una cosa è sicura: il fermento e l’innovazione apportati sia dai grandi player sia da promettenti startup è tangibile. E questo non può fare che bene e dare a tutti nuova ottimistica speranza.

«Il nuovo anno porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando».

Lucio Dalla

Fonte “I sistemi prossimi alla commercializzazione”: Diatribe.org

Diabete e bambino. Cosa succede quando mangiamo? La vera storia del cibo dalla bocca agli zuccheri, grazie al lavoro di Fata Insulina.

Da Padre a padre, dico grazie all'autore per aver fatto sorridere la mia bambina. Ci ha relagato uno sprazzo di magia

Ho pianto nel vedere la mia bimba felice  di leggere di una bimba come lei
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