
Il surriscaldamento del Mediterraneo e le sue conseguenze(www.deebee.it)
L’Europa meridionale e in particolare il bacino del Mediterraneo stanno vivendo una fase di caldo estremo senza precedenti.
Secondo il climatologo Francesco Pasqui, l’aumento delle temperature sta causando un surriscaldamento delle acque mediterranee, che a sua volta alimenta il rischio di eventi meteorologici estremi, come i nubifragi violenti che possono provocare danni ingenti e mettere a rischio la sicurezza delle popolazioni.
Il Mediterraneo agisce come un indicatore sensibile alle variazioni climatiche globali. Negli ultimi anni, i dati raccolti indicano un incremento costante della temperatura media delle sue acque, fenomeno strettamente legato all’effetto del riscaldamento globale. L’innalzamento delle temperature marine, che supera ormai regolarmente i 28°C nelle aree più calde, aumenta l’energia disponibile per la formazione di sistemi temporaleschi intensi. Questo processo alimenta celle temporalesche capaci di generare precipitazioni fortissime in tempi molto brevi, con il rischio di alluvioni lampo e nubifragi che possono colpire soprattutto zone già vulnerabili per la loro conformazione geografica.
Pasqui evidenzia come questo trend sia un campanello d’allarme per l’intera regione mediterranea, che deve prepararsi a gestire un aumento significativo della frequenza e dell’intensità di questi eventi estremi. Le città costiere e le aree urbane interne, spesso non attrezzate per far fronte a piogge così intense, rischiano di subire gravi conseguenze, con allagamenti, danni alle infrastrutture e interruzioni dei servizi essenziali.
Le temperature record e il contesto globale
Il fenomeno del caldo record non riguarda solo il Mediterraneo. Nel corso del 2025 si sono registrati picchi eccezionali anche in altre aree del pianeta. Ad esempio, l’Alaska ha vissuto un’ondata di calore storica, con temperature mai raggiunte prima e un’allerta meteo mai emessa in precedenza, a causa del rapido scioglimento dei ghiacciai che sta provocando rischi di inondazioni e frane. Questi eventi estremi sono parte di un quadro più ampio di cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il globo.
A livello globale, gli scienziati lanciano un allarme riguardo al superamento imminente della soglia critica di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali, previsto probabilmente entro il 2027. Questo limite, stabilito dagli accordi internazionali sul clima, rappresenta un confine oltre il quale gli impatti ambientali e sociali potrebbero diventare irreversibili. Tra questi impatti, oltre all’intensificazione delle ondate di calore e delle precipitazioni estreme, si annoverano la perdita di biodiversità, la desertificazione e l’innalzamento del livello del mare.

Il quadro delineato da Pasqui e dagli altri esperti evidenzia come sia indispensabile agire sia sul fronte della mitigazione delle emissioni di gas serra, sia su quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici ormai inevitabili. In molte regioni del Mediterraneo, si stanno studiando e implementando soluzioni per migliorare la resilienza delle infrastrutture urbane, come la realizzazione di sistemi di drenaggio più efficienti e l’aumento delle aree verdi urbane per assorbire meglio le piogge intense.
Inoltre, la gestione del rischio idrogeologico deve diventare una priorità, attraverso un monitoraggio costante e una pianificazione territoriale che tenga conto delle nuove condizioni climatiche. La collaborazione tra enti locali, governi nazionali e comunità scientifica è fondamentale per sviluppare strategie efficaci che possano proteggere le popolazioni più vulnerabili e limitare i danni economici e sociali.
L’esperienza di questa estate 2025 conferma l’urgenza di un impegno globale coordinato e di un’azione rapida per contenere gli effetti del riscaldamento globale e per adattarsi ai cambiamenti ormai in atto, con particolare attenzione alle aree più sensibili come il bacino del Mediterraneo.