
Il rischio invisibile dell’estate, molti genitori lo ignorano - deebee.it
La disidratazione colpisce soprattutto i più piccoli, che spesso non sentono sete e ignorano i segnali del corpo. Ma l’acqua è indispensabile per lo sviluppo e il benessere, e i genitori possono fare molto.
Succede spesso: il bambino gioca, corre, mangia, ma non beve. E non lo fa perché se ne dimentica, ma perché non sente la sete. Nei primi anni di vita, questo meccanismo fisiologico non è ancora ben sviluppato. Eppure, l’acqua costituisce tra il 75% e l’85% del corpo di un neonato, una percentuale molto più alta rispetto a quella di un adulto. Il dato, fornito dal professor Gianvincenzo Zuccotti, direttore del dipartimento di Pediatria dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano, mette in luce quanto sia fondamentale mantenere un corretto equilibrio idrico durante la crescita.
Quando i bambini non bevono abbastanza, anche solo una lieve disidratazione può incidere sulle funzioni cognitive, sull’energia, sul comportamento. Sintomi come mal di testa, irritabilità, difficoltà di concentrazione o apatia possono derivare proprio da una carenza di liquidi. Ma non è semplice accorgersene in tempo. Spesso il primo campanello d’allarme – come una bocca secca o la riduzione delle urine – arriva quando il bambino ha già perso troppa acqua. A peggiorare la situazione, un metabolismo più veloce e una superficie corporea maggiore in proporzione al peso rendono i piccoli più esposti alla perdita di liquidi, specie d’estate o durante l’attività fisica.
Come scegliere l’acqua più adatta e quanta ne serve davvero
Non tutte le acque sono uguali, e per i bambini la qualità conta. Nei primi mesi, se il piccolo è allattato al seno, non ha bisogno di altra acqua. Ma con l’inizio dello svezzamento, il discorso cambia. Da quel momento in poi, è importante proporre solo acqua pura, evitando tisane, tè o succhi, che contengono zuccheri e possono alterare il gusto.

Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti), le quantità consigliate sono chiare: 1,2 litri al giorno tra 1 e 3 anni, 1,6 litri tra i 4 e i 6 anni, fino a 2 litri per i più grandi, con un fabbisogno più elevato nei ragazzi. Ma anche la scelta dell’acqua gioca un ruolo: per i più piccoli, meglio un’acqua a basso residuo fisso e povera di sali minerali, mentre crescendo si può passare alle oligominerali, con una valutazione più mirata in caso di carenze specifiche, ad esempio di calcio.
E l’acqua del rubinetto? Se controllata e a norma, è sicura quanto quella in bottiglia. L’importante è saper leggere le etichette e capire che non esiste un’acqua “perfetta” in assoluto, ma solo quella più adatta a un’età o a un’esigenza.
Abitudini quotidiane e piccoli trucchi per invogliare i bimbi a bere
Il cambiamento passa dai gesti semplici. Già durante il divezzamento, è utile abituare il bambino ad assumere piccole quantità d’acqua, anche dal biberon. Più avanti, l’uso di bicchieri colorati, borracce con personaggi amati o cannucce divertenti può trasformare un gesto noioso in qualcosa di piacevole. Come spiega Zuccotti, l’aspetto ludico può essere decisivo: se bere diventa un gioco, il bambino partecipa volentieri.
Un altro passo è rendere il bambino partecipe. Preparare insieme la borraccia, lasciarlo versare da solo un bicchiere d’acqua o portarla con sé a scuola lo aiuta a sentirsi autonomo. Più che insistere, vale l’esempio: se a casa i genitori bevono regolarmente, i bambini tenderanno a imitare. Offrire acqua in modo costante, senza aspettare che venga chiesta, può prevenire le situazioni a rischio. Soprattutto nei mesi caldi o durante lo sport, quando le perdite di liquidi aumentano.
Bere acqua ogni giorno non è un’abitudine da trascurare. Per un bambino, imparare a farlo in modo naturale e regolare significa costruire fin da subito una base solida per crescere sano. Basta poco, ma quel poco può fare la differenza.