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Altroconsumo ha testato 19 mozzarelle da supermercato: il miglior acquisto è a basso costo, mentre alcuni marchi noti sono risultati sotto la media.
Nel pieno dell’estate, la mozzarella diventa uno degli alimenti più consumati in Italia. Fresca, veloce, adatta a qualsiasi piatto freddo. Da sola o con pomodori e basilico, resta uno dei simboli della tavola estiva. Ma quanto possiamo fidarci di ciò che acquistiamo nei supermercati? Una recente indagine condotta da Altroconsumo ha analizzato 19 mozzarelle di latte vaccino comunemente definite “fior di latte”, acquistate tra discount, supermercati e ipermercati in tutta Italia.
Il test ha preso in considerazione tre parametri fondamentali: presentazione, consistenza e gusto. Ma ha anche verificato peso effettivo rispetto a quello indicato, presenza di additivi, tracce di latte in polvere e possibili problemi legati alla catena del freddo. I risultati hanno sorpreso più di qualcuno: la mozzarella che ha ottenuto il punteggio più alto è venduta in un discount, mentre alcuni prodotti di fascia alta, inclusa una versione bio, hanno deluso sotto diversi aspetti.
Le mozzarelle migliori secondo i test e quelle bocciate per peso e sicurezza
Le prime posizioni della classifica sono condivise da marchi come Brimi e Bayernland, che raggiungono 67 punti su 100. Ma il dato che fa più notizia è che la mozzarella Merivio, venduta da Lidl, ha ottenuto 66 punti, classificandosi tra i migliori acquisti insieme al prodotto Conad e a quello Selex, entrambi con la stessa valutazione. Un segnale chiaro che qualità e prezzo contenuto possono convivere.

Dall’altra parte della classifica, alcuni nomi noti sono stati valutati con punteggi molto più bassi. La Galbani Santa Lucia, marchio tra i più venduti in Italia, ha ricevuto 59 punti, e altre come Invernizzi Mozarì e Granarolo sono scese addirittura sotto i 50 punti, entrando nella fascia “qualità bassa”.
Preoccupante il dato relativo al peso sgocciolato: in cinque mozzarelle su 19, il prodotto effettivo era inferiore rispetto a quanto dichiarato, in violazione delle norme. E in due casi – Pettinicchio e Bio Cansiglio – sono stati segnalati problemi igienico-sanitari, con rischi legati alla Listeria e ad altri batteri pericolosi.
Tracce di latte in polvere, additivi e furosina: cosa dice davvero l’etichetta
L’analisi di Altroconsumo si è soffermata anche sulla composizione chimica del prodotto. In particolare, è emersa la presenza di acido citrico in alcune mozzarelle, una sostanza ammessa per legge ma criticata da chi ricerca un gusto autentico. Questo additivo viene usato per accelerare il processo di coagulazione, ma può alterare la percezione del sapore finale.
Più delicata la questione della furosina, un marcatore che indica l’uso di latte non fresco, sottoposto a trattamenti termici intensi. Tracce significative sono state rilevate nella mozzarella a marchio Spesotti (Coop), prodotta in Slovenia, che potrebbe contenere latte in polvere, in contrasto con le disposizioni italiane. Anche questo dato è stato considerato nella valutazione finale, penalizzando il prodotto.
La ricerca evidenzia come scegliere una mozzarella solo in base al marchio o al prezzo non garantisca qualità. Il consumatore, soprattutto in estate, ha bisogno di trasparenza, sicurezza e sapore. Questa classifica offre un primo orientamento utile, anche se non definitivo, per chi cerca un prodotto fresco, sano e conforme agli standard.